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Al Climbing Stadium di Arco (TN) Ludovico Fossali e Giorgia Strazieri hanno vinto il Campionato Italiano Speed 2017, davanti a Leonardo Gontero e Martina Zanetti. Gian Luca Zodda e Sara Morandini si sono piazzati terzi.

Sono il modenese Ludovico Fossali e la veronese Giorgia Strazieri a laurearsi Campioni 2017 della diciottesima edizione del Campionato italiano assoluto specialità Speed, la gara più veloce dell’arrampicata sportiva, andata quest’anno in scena al Climbing Stadium di Arco (TN).

I due atleti hanno avuto la meglio al termine di una battaglia sul filo del cronometro tra i 54 scalatori impegnati nella competizione organizzata dal Circolo Polivalente Olimpia Vignola ASD, davanti ad un numeroso pubblico che non ha fatto mancare il proprio supporto ai climber in ogni fase di gara.

Il Campione del Mondo giovanile (Under 20) in carica Ludovico Fossali, classe ’97 della Cardichio Strocchi Faenza, dopo lo straordinario quarto posto agli ultimi Campionati Europei di Campitello di Fassa (TN) riesce a strappare il titolo a Leonardo Gontero, che lo deteneva dal 2012, facendo segnare il nuovo tempo record italiano con 5’85’’. Alle loro spalle, a chiudere il podio, si piazza l’altro Campione del Mondo giovanile (Under 18) nella Speed, Gian Luca Zodda.

Sul versante femminile, anche la scalatrice classe 2002 della Equilibrium ASD si impone sulle avversarie registrando il nuovo record italiano di velocità per la categoria femminile, fermando il cronometro ad 8’21’’, dando seguito ai due Ori consecutivi ottenuti nelle ultime due tappe di Coppa Europa Giovanile a Tarnow e Bologna. Dietro di lei si classificano Martina Zanetti, seconda, e Sara Morandini, terza.

Al termine delle gare individuali, la classifica a squadre vede trionfare la Cardichio Strocchi Faenza con 280 punti, seguita a breve distanza dalla Equilibrium ASD con 284, mentre il Bronzo va alla Arco Climbing.

CAMPIONATO ITALIANO SPEED ANNO ORO ARGENTO BRONZO 2000 Riccardo Scarian Luca Giupponi Luca Zardini Jenny Lavarda Cinzia Donati Valentina Garavini 2001 Luca Giupponi Christian Sordo Luca Zardini Cinzia Donati Valentina Garavini Claudia Salvadori 2002 Riccardo Scarian Roberto Colonetti Christian Sordo Jenny Lavarda Claudia Salvadori Luisa Iovane 2003 Riccardo Scarian Flavio Crespi Luca Giupponi Jenny Lavarda Claudia Salvadori Luisa Iovane 2004 Riccardo Scarian Alberto Gnerro Luca Giupponi Jenny Lavarda Angelika Rainer Cinzia Donati 2005 Lucas Preti Matthias Schmidl Luca Giupponi Jenny Lavarda Angelika Rainer Mik Shane Amici 2006 Lucas Preti Manuel Coretti Luca Giupponi Jenny Lavarda Cassandra Zampar Irene Bariani 2007 Lucas Preti Matthias Schmidl Luca Giupponi Jenny Lavarda Claudia Battaglia Eugenia Pistarà 2008 Lucas Preti Stefano Ghisolfi Alessandro Boulos Anna Gislimberti Jessica Morandi Jenny Lavarda 2009 Michel Sirotti Alessandro Boulos Leonardo Gontero Sara Morandi Anna Gislimberti Chiara Limonta 2010 Stefano Ghisolfi Leonardo Gontero Michel Sirotti Sara Morandi Anna Gislimberti Federica Mingolla 2011 Alessandro Santoni Stefano Ghisolfi Leonardo Gontero Claudia Ghisolfi Michela Facci Chiara Rogora 2012 Leonardo Gontero Alessandro Santoni Michel Sirotti Chiara Rogora Sara Morandi Michela Facci 2013 Leonardo Gontero Alessandro Santoni Stanislao Zama Sara Morandi Martina Zanetti Asja Gollo 2014 Leonardo Gontero Alessandro Santoni Ludovico Fossali Giulia Fossali Silvia Porta Martina Zanetti 2015 Leonardo Gontero Alessandro Santoni Gian Luca Zodda Silvia Porta Elisabetta Dalla Brida Giulia Fossali 2016 Leonardo Gontero Ludovico Fossali Gian Luca Zodda Elisabetta Dalla Brida Giorgia Strazieri Silvia Porta 2017 Ludovico Fossali Leonardo Gontero Gian Luca Zodda Giorgia Strazieri Martina Zanetti Sara Morandini

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Arrampicata big wall: dal 25 al 30 aprile 2017 Silvan Schüpbach e Dimitri Vogt hanno ripetuto in libera la Muir Wall su El Capitan in Yosemite. Durante i 6 giorni trascorsi sui 1000m della parete sudovest i due svizzeri hanno salito in libera tutti i 33 tiri, con difficoltà fino a 5.13c (8a+).

La Muir Wall è una big wall con difficoltà sostenute sulla parete sudovest di El Capitan. I suoi 33 tiri richiedono non soltanto dita forti e un’ottima tecnica, ma anche una buona testa per affrontare dei lunghi run-out. Liberata nel 2001 da Tommy Caldwell e Nick Sagar, nonostante la sua evidente e bella linea, finora è stata ripetuta in libera da pochi altri climbers.

I due svizzeri sono arrivati in Yosemite l’11 aprile, ma la valle si presentava in condizioni piuttosto invernali ed ostili. Neve e grosse colate rendevano impossibile pensare di salire in libera, ma i due hanno comunque attaccato la via, superando la parte bassa con l’uso dell’artificiale e lavorando i tiri più difficili.

10 giorni di bel tempo alla fine di aprile hanno cambiato tutto; i due hanno aspettato che si asciugasse la parete, per poi partire dal basso. Per Schüpbach e Vogt era chiaro che sarebbero rimasti in parete finché entrambi non avessero salito in libera tutti i tiri. Vogt ha salito in velocità i tratti più boulderosi, mentre l’esperienza di Schüpbach dell’arrampicata in fessura è stata fondamentale per la riuscita. Un giorno di brutto tempo gli ha costretti a rimanere nel portaledge, mentre il tiro più memorabile era il caratteristico cammino di 60 chiamato The Shaft, fattibile soltanto con “grande determinazione e molti graffi.”

Silvan Schüpbach (34) lavora come guida alpina e questa era la sua terza visita nello Yosemite valley. Vanta una grande esperienza d’arrampicata big wall e lavora per il Club Alpino Svizzero. Dimitri Vogt (20) invece fa parte del Swiss ClimbingTeam (SAC), studia geologia e questa è stata la sua prima esperienza di arrampicata big wall.

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Il report del Leonidio Climbing Festival, il primo meeting d’arrampicata sportiva in questa zona nel Peloponneso, Grecia, che attualmente ospita oltre 900 vie in 50 falesie.

Il primo festival di arrampicata di Leonidio si è tenuto sulla costa orientale del Peloponneso, Grecia, dal 10 al 13 novembre. L’obiettivo di questa maniffestazione, co-progettata dal Comune di Sud Kynouria e la Regione del Peloponneso, era di promuovere un turismo alternativo, spargendo la voce sulle bellezze di questa zona sulle possibilità infinite di arrampicata.

Il festival ha avuto luogo presso la “Fabrica di Cultura Multiplex” e, oltre all’arrampicata stessa con la consueta climbing marathon, ha offerto una serie di attività alternative come lo yoga, le camminate e serate con Beatrice Pelissier, Claude Remy, Aris Theodoropoulos e Sachi Amma.

Oltre 300 persone hanno partecipato, provenienti dalla Germania, Francia, Polonia, Svizzera, Italia, Spagna, Romania, Slovakia, Austria, Repubblica Ceca, Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, USA, Svezia, Finlandia, Australia e Giappone.

Climbing Marathon Vincitori (Vertical Life):
Uomini
1°: Team Stonemonkey (Raul Lopez – Oscar Cacho), Leonidion, Elona
Donne

1°: Team: Le Diablesses Rouges (Muriel Houze), Leonidion, Red Rock
Mixed
1°: Team French BDB (Svana Bjarnason – Axel Ballay) Leonidion, Elona

INFO: www.climbinleonidio.com

NOTIZIE CORRELATE
03/10/2016 – Leonidio e la falesia Hot Rock in Grecia
Situato nel Peloponneso, a soli 3,5 ore a sud di Atene, Leonidio è il nuovo posto in voga tra i climbers con più di 20 falesie e 300 monotiri e vie di più tiri fino a 250m di altezza, dal 5a al 9a. La presentazione di Aris Theodoropoulos di una delle migliori falesie in Europa per l’arrampicata invernale.

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Il racconto del viaggio arrampicata di Daniele Canale, Manrico Dell’Agnola (CAAI, Gruppo Orientale), Tommaso Lamantia (Tecnico CNSAS), Giovanni Pagnoncelli (CAAI, Gruppo Occidentale) e Marcello Sanguineti (CAAI, Gruppo Occidentale) sulle montagne dell’Oman. Il bilancio: una ripetizione e l’apertura di cinque vie nuove.

Il 31 dicembre, poco dopo l’inizio di questo strano inverno – proprio quando più assomiglia a una sorta di “primavera impropria” – ci imbarchiamo alla volta di Muscat, capitale dell’Oman, con scalo intermedio Istanbul. Il Sultanato dell’Oman è situato nella porzione sud-orientale della penisola arabica; confina con gli Emirati Arabi Uniti a nord-ovest, con l’Arabia Saudita a ovest e con lo Yemen a sud-ovest.

Il nostro obiettivo è l’apertura di vie nuove sulle montagne dell’Oman settentrionale. Nonostante le quote siano relativamente basse, le montagne di questo Paese, innalzandosi dal deserto, offrono impressionanti pareti verticali. In particolare, i Monti Ḥajar si estendono verso sud-est, paralleli alla lunga e stretta piana costiera di Al-Bāṭinah, sul golfo di Oman, tra la penisola di Musandam e un punto in prossimità di capo al-Ḥadd, all’estremità orientale della penisola arabica. Il monte Shams («Montagna del Sole»), alto 2980 metri, è il punto più elevato del Paese. Il grande spartiacque centrale del Wadi Samāʾil separa gli Ḥajar in una catena occidentale e in una orientale. Un altopiano interno digrada a sud-ovest dei monti Ḥajar fino al grande deserto del Rub’ al-Khali («il Quarto Vuoto»), che il sultanato condivide con Arabia Saudita e Yemen.

I primi scalatori europei si sono recati in Oman non prima di una quarantina di anni fa e da allora gli alpinisti hanno tracciato solo alcune linee sulle principali vette. Il potenziale per l’esplorazione e l’apertura di nuove vie sulle montagne dell’Oman è enorme: come resistere a questo richiamo?!

Nei 15 giorni di durata della nostra vacanza alpinistica ci muoviamo da un wadi all’altro (wadi = canyon, spesso delimitato da alte pareti, in cui scorre – o scorreva – un corso d’acqua a carattere non perenne), letteralmente a caccia di linee estetiche sulle montagne calcaree che si innalzano dal deserto della penisola arabica.

Tanto per “prendere le misure” all’arrampicata locale, Daniele “Jack” Canale, Tommaso “Tommy” Lamantia ed io iniziamo con la ripetizione di Banane & Citron (240m, VII+), nel Wadi Tiwi, a sud di Muscat. Durante l’avvicinamento attraversiamo un caratteristico villaggio pullulante di bambini e un’oasi i cui sistemi di canalizzazione rappresentano veri capolavori “d’ingegneria idraulica rurale”. Dopo un trekking nel Wadi Sham, famoso per le piscine naturali d’acqua dolce, risaliamo a nord e ci spostiamo a ovest di Muscat, nella zona delle cittadine di Nizwa e Bahla, che sarà la nostra “base operativa” per il resto della vacanza.

Sulla cima ovest di Jabal Fokha (noto anche come Al Hamra Towers), Giovanni “Pagno” Pagnoncelli , Jack, Tommy ed io apriamo in un paio di giorni Mia nei Giardini di Zaherd (270m, 6b+), per poi trascorrere la serata del secondo giorno a casa di Zaherd – conosciuto durante la discesa dalla montagna – che, senza <<se>> e senza <<ma>>, ci vuole suoi ospiti. Altri due giorni ci richiede l’apertura di Bahla coi Lupi (270m, 6c+ e 6c/A0), sulla cima centrale delle Al Hamra Towers, questa volta anche con Manrico, rientrato da una settimana di turismo nell’Oman del sud, insieme a Antonella Giacomini e Micaela Boscarin. La via scala una linea molto logica, che parte in camino e si sviluppa lungo fessure, placche e diedri per uscire diritta in vetta, attraverso il superamento di un atletico tetto.

Dopo una giornata di esplorazione delle pareti di Wadi Bani Awf e Jabal Kawr e il rientro di Pagno in Italia, Jack, Manrico, Tommy ed io apriamo No Wind, no Wine (210m, 6b+), sulla Wall of Shadows del Wadi Bani Awf. La scelta del nome è dovuta all’illusoria speranza che il fortissimo vento trovato durante l’apertura sia compensato la sera da una buona bottiglia di vino rosso, in pratica introvabile in Oman… speranza purtroppo regolarmente delusa…! Sempre noi quattro, il giorno successivo apriamo Ma che Guhl! (100m, 6a), nel Wadi Nakhar, vicino alla località di Guhl. Il nome di questa breve via, ricca di incastri di vario tipo, è ispirato al fatto che trovare una linea naturale così estetica è stata proprio una gran botta di “guhl”…

Anche Tommy rientra in Italia; Jack, Manrico ed io ci dedichiamo all’esplorazione delle pareti di Wadi Tanuf. In fondo al wadi si trova un caratteristico villaggio, in cui i ragazzini ci dimostrano l’incredibile abilità nella scalata delle palme. Ci focalizziamo su una delle pareti sulla sinistra orografica, dove individuiamo una possibilità di salita che, evitando le placche, potrebbe essere scalata in stile completamente trad (in occasione delle quattro aperture precedenti, avevamo fatto uso di spit per le soste e su alcuni tiri). La studiamo a lungo e ritorniamo l’indomani. Con una buona dose d’intuizione, portiamo a termine Fantasia Trad (410m, 6b max): una vera e propria cavalcata su difficoltà classiche – usando solo due chiodi e, per il resto, protezioni veloci – e roccia che su alcuni tiri richiede un’attenta valutazione e sangue freddo… Insomma, ingaggio assicurato!

Infine, anche per Jack, Manrico e il sottoscritto arriva il giorno del rientro, il 15 gennaio. Quando atterriamo a Milano ci rendiamo conto che, nel frattempo, l’inverno è arrivato: finalmente le temperature sono degne dell’inverno! Pochi giorni dopo inauguro la stagione di cascate con “Glacenost”, passando in pochi giorni da temperature fino a 35° ai -12° delle Alpi: decisamente un bel modo per festeggiare le aperture dell’Oman e passare quasi istantaneamente dalla “modalità calcare infuocato” alla “modalità ghiaccio verticale”!

Attività svolta
Wadi Tiwi: ripetizione di “Banane & Citron” (240m, VII+). Canale/Lamantia/Sanguineti, 2/1/2017.
Click Here: Gold Coast Suns Guernsey Jabal Fokha (Al Hamra Towers), W Summit: apertura di “Mia nei Giardini di Zaherd“ (270m, 6b+). Canale, Pagnoncelli, Lamantia, Sanguineti, 5-6/1/2017.
Jabal Fokha (Al Hamra Towers), Middle Summit: apertura di “Bahla coi Lupi” (270m, 6c+ e 6c/A0). Canale, Pagnoncelli, Lamantia, Sanguineti, 7-8/1/2017.
Wadi Bani Awf, Wall of Shadows: apertura di “No Wind, no Wine” (210m, 6b+). Canale/Dell’Agnola/Lamantia/Sanguineti, 10/1/2017
Wadi Nakhar, Al Haijr: apertura di “Ma che Guhl!” (100m, 6a). Canale/Dell’Agnola/Lamantia/Sanguineti 11/1/2017.
Wadi Tanuf: apertura di “Fantasia Trad” (410m, 6b max). Canale/Dell’Agnola/ Sanguineti, 13/1/2017.

Per le ripetizioni, prevedere una serie di Camalot C4 fino al #3, qualche micro-friend e una serie di nut. Per la via 6 è utile, ma non strettamente necessaria, una scelta di chiodi. Le vie 2, 3, 4 e 5 hanno soste a spit e alcuni spit sui tiri. La via 5 è stata aperta completamente trad. Dalle vie 1, 2, 3, e 4 e 5 si scende in doppia. In alternativa, da 4 si può scendere lungo il canale che si trova a destra guardando la parete. La discesa da 6 si effettua dapprima disarrampicando fino alla grande cengia, sulla quale si reperiscono le calate della via “Oublie Tout”.

Recentemente è uscita la guida di Jacob Oberhauser “Climbing in Oman” (Panico Alpinverlag, 2014), molto utile per orientarsi fra i vari settori si scalata dell’Oman.

di Marcello Sanguineti

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La montagna che non c’è di Anna Torretta

August 16, 2019 | News | No Comments

Anna Torretta in La montagna che non c’è (Edizioni Piemme) racconta la sua storia e la sua ricerca di alpinista e Guida alpina tra le pareti e le montagne del mondo e della vita.

“Raccontare una montagna diversa da quella che si vede nei film d’azione o di cui si legge in certi articoli di cronaca nera, che non è eroica, né retorica, né spaventosa. Una montagna che parla, che è amica di chi vi sale. E, magari, costa sudore e fatica, mai “sacrificio” o “sofferenza”: perché se soffrire e sacrificarsi significa patire il freddo, dormire scomodi, mangiare male, avere mal di testa o il corpo indolenzito, allora no, la sofferenza e il sacrificio sono un’altra cosa al giorno d’oggi, qualcosa di molto più serio. Per me sono strumento per essere felice”.

Questo è quello che si proponeva Anna Torretta prima di scrivere “La Montagna che non c’è”. E la premessa ci sembra già un buon motivo per leggerlo questo suo libro uscito di recente per Piemme. Ma non l’unico. Perché Anna Torretta, architetto torinese classe 1971, guida alpina e alpinista molto conosciuta, oltre ad essere una persona interessante e che fa un lavoro interessante, ha fatto anche un percorso davvero particolare. Basti dire che è l’unica donna ad aver scritto il suo nome nei 200 anni di storia della Società delle Guide Alpine di Courmayeur, niente di meno che la società Guide più vecchia del mondo subito dopo quella di Chamonix. Segno questo – per chi conosce il mondo dell’alpinismo e quel suo essere storicamente e statisticamente quasi impermeabile alle donne – di grande, anzi immensa, caparbietà ovviamente unita ad una passione davvero speciale per la montagna, l’alpinismo e la scalata.

Una passione che, a chi ha incrociato Anna Torretta, non può essere sfuggita. Sia che l’abbia vista gareggiare in una delle tante competizioni di ice climbing di cui è stata una delle più forti atlete. Sia che l’abbia semplicemente incrociata in montagna o a Courmayeur, sua città adottiva. Ma la passione non basta a spiegare tutto, a capire fino in fondo il senso della scelta, anzi delle tante scelte, moltissime controcorrente, che Anna Torretta ha fatto. Forse è proprio questo il cuore e insieme il filo conduttore di questo libro: la ricerca di quell’inafferrabile “perché” che molti, non solo in montagna, cercano.

Un “perché” che forse nemmeno ha risposte ma che la – caparbia – autrice continua a cercare accompagnando anche noi in questo suo viaggio tra pareti e montagne di tutto il mondo. Ma anche tra le difficoltà del tutto umane non solo di rapporto con gli altri ma pure con i pregiudizi degli altri. Così è quasi commovente scoprire l’Anna Torretta bambina che s’innamora della montagna. Quella sua prima salita, appena 12enne, sul Gran Paradiso con l’amico Guida alpina e insieme a mamma e papà, è una rivelazione. Come i suoi due incidenti nei sui primi anni di arrampicata. Molti avrebbero desistito. Anna, no. Lei, ragazza e donna silenziosa, quasi timida, batte la sua pista che la porterà in Austria e lì tentare di prendere il brevetto di Guida alpina. Inutile anticipare come finirà quella sua esperienza in Tirolo, se non che poi Anna l’avrà vinta. Come diventerà mamma di Lidie e Petra. Come non smetterà mai di cercare quella montagna che non c’è e quelle avventure che ha sognato da bambina. Perché, appunto, per lei tutto questo ha a che fare con la felicità e con la vita.

di Vinicio Stefanello

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Manrico Dell’Agnola presenta la Torre Venezia (Gruppo della Civetta, Dolomiti) e la via aperta da Attilio Tissi, Giovanni Andrich, Attilio Bortoli il 20 agosto del 1933 sulla sua parete Sud. Una grande classica per ricordare anche Attilio Tissi uno dei più grandi maestri dell’arrampicata sulle Dolomiti.

Dice Manrico che la via Tissi alla Venezia l’ha fatta (nel senso che l’ha salita) almeno 40 volte, di cui 9 da slegato. Naturalmente parliamo di Manrico Dell’Agnola e della Torre Venezia, sorella minore e vicina dell’altra Torre celeberrima della Civetta, la Trieste. Insomma, qui si parla di Dolomiti doc che, per quanto riguarda torri, pinnacoli, castelli, spigoli e muraglie, offrono quanto di più stupefacente e vario la natura potesse creare. Si sa, in questo arcipelago di rocce, ricordo di un antico mare, tutte le pareti hanno la loro particolarità e personalità, così come le vie che le solcano e le interpretano. Appunto come la Tissi alla Venezia, ovvero la via aperta da Attilio Tissi, Giovanni Andrich, Attilio Bortoli il 20 agosto del 1933 sulla parete Sud della Torre Venezia. 500 metri di linea il cui attacco si raggiunge in 20 ‘comodi’ minuti dal Rifugio Vazzoler. Una grande classica, con difficoltà di IV+ e V con alcuni passaggi di V+, la cui scalata vista l’esposizione, secondo Manrico, può essere presa in considerazione per molti mesi all’anno, anche perché è meno lunga e ha una discesa meno complicata della Trieste. Poi c’è la storia. Attilio Tissi è stato un personaggio incredibile. Non solo un gigante dell’arrampicata nelle Dolomiti (uno dei più grandi) ma anche un antifascista, e un imprenditore, che scelse di partecipare alla Resistenza e poi fu anche senatore nella prima legislatura della Repubblica. Il rifugio che porta il suo nome e che guarda all’immensa parete NO della Civetta è un omaggio alla sua memoria e un monito a non dimenticare. Come non si può dimenticare il suo compagno Giovanni Andrich. Iniziarono ad arrampicare insieme, nel 1930. Avevano appena superato i 30 anni e, sovvertendo qualsiasi logica, divennero da subito tra i capiscuola di quel periodo. Non a caso, sempre in quell’anno, è loro la prima ripetizione italiana dell’ambitissima Solleder – Lettenbauer sulla parete Nord-Ovest del Civetta. Come è loro (con Attilio Zancristoforo e Francesco Zanetti) la difficilissima e incredibile variante della Stösser – Hall – Schütt sulla Sud della Tofana di Rozes. Oppure (con Domenico Rudatis) la Nord-Ovest del Pan di Zucchero. E ancora il famoso passaggio ‘impossibile’ sul Campanile di Brabante, sempre in Civetta, risolto da Tissi superando in libera quello che in molti stimano un attuale 6a. E si potrebbe continuare anche con la Tissi alla, immancabile, Torre Trieste. Ma anche con l’incidente in moto (era anche qui con Rudatis) che nel 1933 gli costò l’abbandono dell’alpinismo di punta. Di certo però Tissi non abbandonò mai la montagna fino a quel 22 agosto 1959 in cui cadde nella discesa dalla Torre Lavaredo. Era con la moglie Mariola, altra grande donna e personaggio di cui bisognerebbe parlare… E bisognerebbe anche dire che la prima solitaria della Tissi alla Venezia realizzata il 30/10/1954 è di Armando Aste, grande alpinista ed esteta della roccia scomparso solo qualche giorno fa. Mentre la prima invernale, che data 16/02/1961, è di Roberto Sorgato, altro incredibile alpinista e uomo, e di Giorgio Ronchi. Anche per questo vi proponiamo la presentazione e la relazione di Manrico Dell’Agnola della classica e bella Tissi alla Venezia. Perché a seguire le tracce sulla roccia s’incontrano anche le vite di chi le ha lasciate quelle tracce. E insieme a loro anche un po’ di noi stessi e degli uomini che siamo…

Via Tissi alla Torre Venezia di Manrico Dell’Agnola
Trad autentico su una delle torri più belle della Civetta
“C’è vento oggi in questa bellissima giornata di fine settembre, l’aria è fresca e l’atmosfera è pulita e limpida, le Casette Favretti diventano sempre più piccole man mano che saliamo le splendide rocce della torre Venezia. L’arrampicata su roccia solida non richiede molte protezioni e la logica è imposta dalla parete, diedri e placche che si succedono su questa larga lavagna di roccia grigia, il trionfo delle medie difficoltà in uno scenario impeccabile. Ora sono in spaccata sull’ultimo camino, tra le mie gambe vedo gli alberi che cingono i pascoli della malga, cominciano a cambiare colore, ancora una volta l’autunno è alle porte.”

VAI ALLA RELAZIONE DELLA VIA TISSI ALLA TORRE VENEZIA by MANRICO DELL’AGNOLA su www.sportful.com/via-tissi

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Il video del climber francese Charles Albert che ha ripetuto a piedi nudi il boulder di 8C Monkey Wedding a Rocklands, in Sudafrica. Anche il tedesco Alexander Megos ha salito questo test di Fred Nicole, in soli 30 minuti.

L’ha fatto di nuovo, Charles Albert. Ha salito un altro boulder 8C a piedi nudi. Quindi dopo la prima salita di La révolutionnaire a Fontainebleau in Francia, dopo la ripetizione di Le Pied à Coulisse e anche dopo aver ripetuto – scalzo ed arrampicando in discesa il boulder di 8B+ Gecko assis – recentemente il francese si a Rocklands in Sudafrica ha ripetuto Monkey Wedding (V15) senza scarpette d’arrampicata. Si tratta del boulder liberato da Fred Nicole nel 2002 e a lungo uno dei più difficili della zona.

Anche il tedesco Alexander Megos è riuscito a ripetere questa linea, anche lui nel suo stile per cui è famoso: grande velocità. Infatti, dopo averlo provato per una mezza giornata tre anni fa, adesso Megos l’ha chiuso in soli 30 minuti.
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Ieri a Innsbruck, Austria, durante i Mondiali Giovanili di arrampicata boulder Filip Schenk e Ashima Shiraishi hanno vinto la loro categoria Youth A. Laura Rogora e Pietro Biagini terminano al 4° e 5° posto rispettivamente.

Innsbruck in Austria sta ospitando i Mondiale Giovanile d’arrampicata sportiva 2017 con un numero record di atleti – ben 1172 da 50 nazioni diversi. Ieri sono arrivati i primi verdetti, nel boulder categoria Youth A vinto da uno straordinario Filip Schenk, davanti ai giapponesi Keita Dohi e Mizuki Tajima, e dalla statunitense Ashima Shiraishi. Laura Rogora e Pietro Biagini terminano al 4° e 5° posto rispettivamente. Di seguito il video del boulder che ha assegnato la vittoria. Oggi la gare continuano con i semifinali della Youth B e i finali della categoria Junior.

Per tutte le classifiche visitate www.ifsc-climbing.org

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Nei giorni scorsi si sono disputati i Campionati Europei di scialpinismo sulle pendici dell’Etna. A laurearsi Campioni d’Europa della gara individuale sono stati Robert Antonioli e Axelle Mollaret, davanti a Michele Boscacci e Laetitia Roux, e Kilian Jornet Burgada, ed Emelie Forsberg, rispettivamente argento e bronzo. La Vertical Race invece è stata vinta da Kilian Jornet Burgada e Axelle Mollaret. Davide Magnini e Victoria Kreuzer vincono l’argento, mentre Antonio Alcalde e Alba De Silvestro vincono il bronzo.

Campionati Europei di scialpinismo 2018 sulle pendici dell’Etna. Un tempo da lupi ha costretto il comitato organizzatore ad annullare la gara Vertical, programmata inizialmente per venerdì 23 febbraio. Grandine, vento forte, tuoni e lampi non hanno lasciato dubbi ai giudici della Ismf che, di comune accordo con gli uomini del soccorso alpino, hanno deciso di non mettere a rischio l’incolumità dei concorrenti.

Individual Race

Sabato 24 febbraio invece si è disputata regolamento la Individual Race a Piano Provenzana, vinta dalll’alpino del Cs Esercito Robert Antonioli e la nuova stella della selezione transalpina Axelle Mollaret. Gli altri titoli europei sono andati a Davide Magnini e Alba De Silvestro negli under 23. Tra gli junior hanno vinto Andrea Prandi e Ekaterina Osichkina. In categoria cadetti doppietta svizzera con Leo Besson e Caroline Ullrich.

Il percorso prevedeva un anello che i senior hanno dovuto affrontare due volte superando 1620 m di dislivello positivo spalmati su ben 5 salite. Donne e junior si sono cimentati su 1170 e 4 salite, mentre tutti i cadetti e le junior avevano 3 ascese con 850m di dislivello positivo.

Subito dopo il via un gruppetto di atleti formato dallo spagnolo Kilian Jornet Burgada dagli azzurri Michele Boscacci e Robert Antonioli, e dallo svizzero Martin Anthamatten hanno allungato il plotone che saliva verso il termine della prima ascesa. I battistrada sono usciti dalla zona cambio con pochi secondi di differenza. La successiva salita è stato un continuo rilanciare. Kilian Jornet Burgada ha provato ad allungare sugli azzurri, ma Boscacci e Antonioli hanno stretto i denti e tenuto il passo. La situazione non si è sbloccata con il terzetto di testa sempre spalla spalla; alcune volte sono i due italiani a scandire il ritmo mentre altre è Kilian Jornet Burgada a prendere l’iniziativa.

La gara si è decisa dopo il penultimo cambio d’assetto, Kilian Jornet Burgada è partito con qualche secondo di vantaggio, ma i due italiani si sono buttati in discesa con la precisa intenzione di andare a prendere lo spagnolo. Robert Antonioli sfrutta al meglio le proprie doti di discesista e supera senza alcun indugio lo spagnolo. Antonioli vola in discesa e con un cambio d’assetto velocissimo sale per gli ultimi metri prima di tagliare il traguardo a mani alzate fermando il cronometro in 1h10’22’’. Alle sue spalle Boscacci e Kilian Jornet Burgada si sono giocati l’argento al fotofinish. A guadagnarsi la seconda piazza l’azzurro con una spaccata da vero fondista. Kilian Jornet Burgada è quindi terzo. Davide Magnini e Damiano Lenzi sono rispettivamente quarto e quinto.

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In campo femminile la francese Axelle Mollaret ha dominato la gara sin dalle prime fasi, dietro di lei la compagna di squadra Laetitia Roux ed Emelie Forsberg. Axelle Mollaret ha voluto vestire a tutti i costi il titolo continentale e tiene a giusta distanza le due inseguitrici. La francese ha tagliato il traguardo con il tempo di 1h05’18’’, la medaglia d’argento è andata sul collo della Roux, mentre il bronzo è di Emelie Forsberg.

La peculiarità di questo percorso, ha garantito al pubblico presente sulle piste del Rifugio Monte Conca di vedere più volte gli atleti e di tifarli nelle fasi salienti della gara.

Vertical Race
Domenica gran finale del Trofeo Internazionale dell’Etna con il recupero della Vertical Race, sospesa venerdì per pessime condizioni meteo. Domenica mattina il circo bianco dello sci alpinismo si è spostato sul versante Sud del vulcano attivo più alto d’Europa, sulle piste che si sviluppano sopra il rifugio Sapienza. In programma la prova di sola salita con 550 metri di dislivello positivo.

Le condizioni meteo, dopo la tregua di sabato che ha permesso di disputare l’Individual Race con il bel tempo, hanno dato filo da torcere agli organizzatori, 20 centimetri di neve fresca e pochissima visibilità hanno fatto da cornice alla gara dominata dal fuoriclasse Kilian Jornet Burgada.

Dopo la partenza è stato l’italiano Nadir Maguet a prendere il comando della gara, ma poco dopo lo spagnolo Kilian Jornet Burgada aumenta il ritmo e guadagna metri preziosi dagli inseguitori. Alle sue spalle salgono Davide Magnini, lo svizzero Werner Marti, Robert Antonioli e lo spagnolo Antonio Alcalde. Jornet tiene un ritmo elevato, ma il giovane Magnini non lo molla, sulle loro code si “combatte” per la terza posizione. Lo spagnolo sbuca dalla nebbia, e vola verso la finish line fermando il cronometro in 23’34’’, in seconda posizione, a soli quattro secondi, si conferma Davide Magnini che sino all’ultimo metro di gara aveva provato a non perdere contatto con il campionissimo spagnolo. Il podio è completato dallo spagnolo Antonio Alcalde, mentre in quarta e quinta posizione si classificano Robert Antonioli e Marti Werner.

In campo femminile la francese Axelle Mollaret conferma il titolo nella Individual Race vincendo con il tempo di 25’54’’, alle sue spalle la svizzera Victoria Kreuzer, mentre in terza posizione un’eccezionale Alba De Silvestro che ferma il cronometro a 27’15’’. La compagna di squadra della De Silvestro, Katia Tomatis, è quarta, la spagnola Claudia Galicia Cotrina si classifica quinta.

Nelle categorie giovanili Under23 Davide Magnini vince davanti ad Antonio Alcalde, Remi Bonnet è invece terzo. Tra le ragazze vince Alba De Silvestro davanti ad Alexandra Hauser e a Marianne Fatton.

Pau Coll Turra (Esp) vince la categorie Junior con il tempo di 23’21’’, gli italiani Sebastien Guichardaz e Andrea Pronti sono rispettivamente secondo e terzo. Nella categoria Junior donne a vincere è stata la giovanissima Ekaterina Osichkina, in seconda posizione si classifica Giulia Murada, mentre terza è Mallaurie Mattana. Tra i Cadetti vittoria tutta italiana di Matteo Sostizzo e Samantha Bertolina.

Messi in archivio questi Campionati Europei di scialpinismo la Coppa del Mondo tornerà il 7/8 aprile sulle nevi di Madonna di Campiglio.

INDIVIDUAL
Cadet Men

1. Léo Besson (SUI)
2. Tobias Donnet (SUI)
3. Maxime Trombert (SUI)

Cadet Women
1. Caroline Ulrich (SUI)
2. Samantha Bertolina (ITA)
3. Madeleine Paillard (FRA)

Junior Men
1. Andrea Prandi (ITA)
2. Julien Ançay (SUI)
3. Arthur Blanc (FRA)

Junior Women
1. Ekaterina Osichkina (RUS)
2. Justine Tonso (FRA)
3. Giulia Murada (ITA)

Espoir Men
1. Davide Magnini (ITA)
2. Antonio Alcalde Sanchez (ESP)
3. Thibault Anselmet (FRA)

Espoir Women
1. Alba De Silvestro (ITA)
2. Marianne Fatton (SUI)
3. Adèle Milloz (FRA)

Senion Men
1. Robert Antonioli (ITA)
2. Michele Boscacci (ITA)
3. Kilian Jornet Burgada (ESP)

Senior Women
1. Axelle Mollaret (FRA)
2. Laetitia Roux (FRA)
3. Emelie Forsberg (SWE)

VERTICAL
Cadet Men

1. Matteo Sostizzo (ITA)
2. Gheorghe-Petrut Jinga (ROM)
3. Léo Besson (SUI)

Cadet Women
1. Samantha Bertolina (ITA)
2. Caroline Ulrich (SUI)
3. Anna Folini (ITA)

Junior Men
1. Pau Coll Turra (ESP)
2. Sebastien Guichardaz (ITA)
3. Andrea Prandi (ITA)

Junior Women
1. Ekaterina Osichkina (RUS)
2. Giulia Murada (ITA)
3. Malaurie Mattana (FRA)

Espoir Men
1. Davide Magnini (ITA)
2. Antonio Alcalde Sanchez (ESP)
3. Rémi Bonnet (SUI)

Espoir Women
1. Alba De Silvestro (ITA)
2. Alexandra Hauser (AUT)
3. Marianne Fatton (SUI)

Senion Men
1. Kilian Jornet Burgada (ESP)
2. Davide Magnini (ITA)
3. Antonio Alcalde Sanchez (ESP)

Senior Women
1. Axelle Mollaret (FRA)
2. Victoria Kreuzer (SUI)
3. Alba De Silvestro (ITA)

Il video di Yannick Boissenot e Julien Herry sulla loro prima discesa in sci e snowboard di Diagonal, uno stretto couloir sulla Grande Floria, nel massiccio del Aiguilles Rouges, Francia.

Yannick Boissenot e Julien Herry, due dei soliti “ignoti” insomma, ancora una volta sono andati alla scoperta degli angoli più difficili da sciare attorno a Chamonix. A gennaio con lo sci e lo snowboard i due si sono recati nel massiccio delle Aiguilles Rouges dove hanno disceso una linea da loro chiamata Diagonal, ovvero lo stretto couloir che taglia in diagonale l’Épaule sud della Grande Floria.

“La discesa è corta, ma molto impegnativa” ci ha raccontato Boissenot. Che aveva sciato la linea ideata da Herry “semplicemente perché era così bella.”

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