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Erik Svab sale in flash di “Mix isch fix” M10+ la via di Kurt Astner e Christoph Hainz nella falesia di dry tooling nella Grotta di Landro (Dobbiaco, Dolomiti)

Erik Švab, nella "sua" stagione "secca" dedicata al dry tooling (vedi news), ha centrato un’altra salita con la realizzazione, in flash (e senza speroni), di “Mix isch fix” l’M10+.

Proprio da questa ripetizione della via di Kurt Astner e Christoph Hainz nella grotta di Landro (Dobbiaco), Erik Švab coglie l’occasione per presentarci una delle falesie top per il dry tooling in Dolomiti, una Grotta che merita sicuramente una visita.

MIX ISCH FIX IN DOLOMITEN
di Erik Švab

In una delle falesie più conosciute del misto moderno in Dolomiti, la grotta di Landro, si riesce ad arrampicare anche in questo inverno così povero di ghiaccio. Si tratta di una grande cavità con alcune stalattiti ghiacciate dove sono state salite alcune tra le vie più impegnative dell’arco alpino nella disciplina del dry-tooling.

Ci sono tornato dopo tre anni di assenza per provare “La Via è bella” M11 dell’amico Bubu e per vedere come sono le altre vie che non avevo ancora salito. Infatti in questo inverno mi sento in forma e voglio riuscire a trasferire l’allenamento accumulato nella nostra grotta a Trieste anche sulle vie di dry-tooling naturale, ovviamente e sempre senza speroni, continuando per la mia strada a prescindere dalle mode e dalle convenzioni.

Con l’amico triestino Igor Žerjal e due ragazzi sloveni ci siamo recati in grotta di Landro dove Igor è riuscito a salire l’M8+ di “Stille Erinnerungen”, la sua via di misto più difficile finora. Io invece ho fatto un giro di prova su “La via è bella” che ho trovato molto poco adatta al mio stile e sinceramente un po’ troppo marcia.

Invece un altro dei nostri compagni di viaggio – Vili Guček, uno dei migliori arrampicatori sportivi sloveni degli anni passati che ora si è convertito alle varie discipline dell’alpinismo (tra cui anche il misto moderno), ha provato a salire la recente via di Kurt Astner e Christoph Hainz dal nome “Mix isch fix” M10+.

Dopo averlo visto salire e approfittando delle informazioni fornitemi ho pensato di provare a farla nello stile “flash” che bene si adatta all’arrampicata su misto moderno, dove vedendo un altro salire e con un po’ di esperienza si possono ottenere dei bei risultati. Sono partito su questa via strapiombante che a tratti diventa un tetto e dove la mancanza degli speroni si sente eccome.

Dopo qualche incertezza dovuta alla roccia non proprio magnifica, sempre con il timore che qualche aggancio si possa rompere e, con una "acciaiata" mostruosa sull’ultimo strapiombo dove non riuscivo a piazzare i piedi in nessun modo, sono riuscito a spuntarla moschettando la catena dopo 20 metri di fatica bestiale e in un caldo spaziale.

Una bella soddisfazione e probabilmente la prima salita in flash senza speroni di una via confermata e conosciuta che si aggiunge alla lista delle mie salite di questo inverno povero di ghiaccio ma per me ricco di soddisfazioni.

Erik Švab
CAAI – Club Alpino Accademico Italiano

Info Grotta di Landro
La Grotta di Landro si trova sulla strada che congiunge Toblach – Dobbiaco con Cortina d’Ampezzo a circa 3 km da Toblach sulla destra. Si parcheggia sulla strada (attenzione a non lasciare niente in macchina dato che a noi l’hanno svuotata!) e si sale direttamente in 10 minuti alla grotta che è visibile dalla strada. Le vie da sinistra verso destra e seguendo la numerazione della guida di Cappellari sono:
4) Stille Erinnerungen M8+ (allungata M9), 20 m
5) Mix isch Fix M10+, 20 m
6) Fly in the wind M10/10+, 15 m
7) Höllenstein M9, 12 m
8) La via è bella M11, 20 m
9) Collegando La via è bella (in salita) fino in cima e poi scendendo da Mix isch fix nasce un concatenamento di 35 metri con il nome di “Big Ben” e il grado di M12.

Le indicazioni sono tratte dalla nuova guida Ghiaccio verticale di Francesco Cappellari che, aggiornata a dicembre 2006, testimonia oltre 1.200 linee invernali tra ghiaccio e misto, di cascata e in montagna, tenendo anche il passo con le tendenze moderne del dry-tooling. I gradi delle vie citati nell’articolo sono leggermente corretti proprio a causa dell’assoluta novità dell’area descritta. Ringrazio la Grivel, La Sportiva, Montura e KONG per il supporto tecnico.

Serre Chevalier il ritorno di Legrand

August 31, 2019 | News | No Comments

Il 20/07 François Legrand e Martina Cufar vincono il Master internazionale di arrampicata sportiva di Serre Chevalier.

Mai dire mai… più. François Legrand trionfa a Serre Chevalier, 4 anni dopo la sua ultima vittoria nel prestigioso Master internazionale di arrampicata sportiva. Sul gradino più alto del podio femminile sale la slovena Martina Cufar.

Nelle gare di arrampicata sportiva, come in tutte le competizioni, nulla è scontato e la “classe” del campione non si perde mai. Così è stato a Serre Chevalier dove, nella (rituale) superfinale, un motivatissimo Legrand con un perentorio top ha messo in riga tutti. Dove per tutti si intendono nell’’ordine: l’asso pigliatutto Alexander Chabot, fresco del titolo europeo vinto a Chamonix, l’altro “mutante” il ceco Tomas Mrazek, e la rivelazione di questo scorcio di stagione lo spagnolo Ramon Julien Puigblanque. Ovvero l’intero podio del campionato Europeo 2002. Bel colpo François.

In gara femminile Martina Cufar supera nello spareggio della superfinale la belga Muriel Sarkany, che non riesce a seguire in catena la rivale slovena. Terza, infine, la francese Sandrine Levet, fuori dalla superfinale ma, come sempre, sul podio.

Migliore degli italiani il solito Cristian Brenna, che accede alla finale e si classifica al 12° posto.

Vai al report di Nicola Noè

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Fondo benefico intitolato a Galen Rowell

August 31, 2019 | News | No Comments

E’ stato istituito un fondo benefico in memoria di Galen Rowell, fotografo ed alpinista americano recentemente scomparso.

L’11 agosto scorso un piccolo aereo quadriposto, in fase di atterraggio sul campo di Bishop (California), si schiantava al suolo. Tra gli occupanti, tutti morti, Galen Rowell e sua moglie Barbara. Nato nel 1940, Rowell fu uno dei personaggi di punta dell’arrampicata in Yosemite Valley negli anni ’60 e ’70. In seguito, unì alla passione per l’alpinismo quella per la fotografia, assumendo incarichi per testate del calibro di National Geographic, Sport Illustrated, Outdoor Photography.

Durante i suoi numerosi viaggi di documentazione fotografica, tra montagne e zone selvagge di tutto il mondo, Rowell partecipò a spedizioni all’Everest, K2, Gashembrum II, ma mise anche a segno dei veri e propri exploit, come la prima salita in giornata del Mc Kinley o la prima salita e discesa con gli sci del Muztagh Ata, e la traversata invernale del Karakorum.

In più, Galen Rowell era conosciuto per la sua vasta produzione editoriale: oltre 16 libri di foto e una rubrica fissa su “Outdoor Photography” (gli articoli erano stati raccolti in “Galen Rowell vision: the art of adventure photography” e nel più recente: “Galen Rowell’s inner game of outddor photography”).

Negli ultimi anni i Rowell si dedicavano alla gestione della Mountain Light (agenzia fotografica, galleria ed organizzazione di corsi), ma anche ad attività filantropiche nella Tides Foundation, istituzione benefica di San Francisco.
In loro memoria, gli eredi hanno lanciato una raccolta di fondi a favore della fondazione.

Le offerte possono pervenire a: Tides Foundation, P. O. box 29903, San Francisco, CA 94219-0903, con la dicitura: “In memory of Galen Rowell and Barbara Cushman Rowell”.
In più, sul sito www.mountainlight.com è possibile aggiungere un proprio pensiero affettuoso o un ricordo dei Rowell alle centinaia di mail già inviate da tutto il mondo.

di Aldo Frezza

The Yosemite
il libro con le foto di Galen Rowell ed i testi di John Muir, pubblicato per i 100 anni dell’istituzione dello Yosemite National Park.

Info
  mountainlight.com

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News dal Makalu

August 31, 2019 | News | No Comments

Silvio Mondinelli, insieme a Carlos Pauner , Norbert Joos e Jakob, è partito oggi per un tentativo che dovrebbe portarli in cima domani.

Tempo di cime in Himalaya. Tempo di tentavi alle montagne più alte. Così è anche sul Makalu, 5a (freddissima) montagna della terra. Silvio Mondinelli, il “Gnaro” di Alagna Valsesia, insieme con Carlos Pauner (spagnolo), Norbert Joos e Jakob (svizzeri), è partito stamattina dai 5600 m del Campo base avanzato alla volta del campo 2 a 7400m. Da lì i quattro hanno intenzione di ripartire (verso le 2 di domani 15/05) e con un unico balzo toccare gli 8463m della cima, saltando il pernottamento al classico campo 3.

Sulla montagna in questo momento dovrebbero essere impegnati anche altri alpinisti, tra cui gli italiani Diego Fregona, Floriano Castelnuovo, e Mario Merelli, quest’ultimo indeciso se scegliere la “strategia” veloce di Mondinelli o una salita più lenta con sosta al campo 3.

Dopo un periodo di nevicate, vento fortissimo e temperature polari, culminate la scorsa settimana con i –35° centigradi registrati al campo base, ora le condizioni sembrano ritornate buone. La meteo spagnola ha previsto infatti tre giorni di bel tempo per il 14, 15 e 16 maggio. Un irresistibile via libera dunque, dopo 40 giorni di andirivieni e “forzato” Campo base, per Mondinelli e tutti gli altri alpinisti.

La forma dovrebbere essere tra le migliori, ma sul Makalu, come del resto tutti gli 8000, non c’è nulla di scontato. La “chiave” della salita dovrebbero essere “i seracchi e il ripido e pericoloso French Couloir” della parte terminale. Non resta che seguire il consiglio del Gnaro nell’ultimo suo messaggio: “Incrociate le dita con noi e per noi”.
In bocca al lupo!

Tutti gli aggiornamenti sul sito di Silvio Mondinelli
www.gnaromondinelli.it

Buoni auspici per gli alpinisti himalayani. (foto arch. S. Mondinelli)


Premio SAT 2002

Mondinelli archivio news

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Coppa Italia Bolzano a Sordo e Luisa Iovane

August 31, 2019 | News | No Comments

Il 26-27/04 Luisa Iovane, e Christian Sordo vincono la prima prova della Coppa Italia Difficoltà disputata alla Fiera di Bolzano.

La grande (e sempiterna) Luisa Iovane, e Christian Sordo sono i vincitori della prima prova della Coppa Italia Difficoltà, disputata sabato 26 e domenica 27 aprile alla Fiera di Bolzano.

Completano il podio femminile: Claudia Salvadori (2a) e Angelika Rainer (3a); mentre ai posti d’onore di quello maschile salgono: Matteo Gambaro (2°) e Luca Zardini (3°).

vai al report della gara con il PORTFOLIO di Giulio Malfer

Coppa Italia Difficoltà – Bolzano 2003 (foto Giulio Malfer)

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A5 Day, 5 aprile a tutto boulder

August 31, 2019 | News | No Comments

Il 5/4 The North Face, in collaborazione con alcuni dei più importanti centri di arrampicata indoor d’Europa, promuove una giornata dedicata al bouldering.

Sabato 5 aprile è tempo di A5 Day! Ovvero la prima giornata giornata Europea dedicata al bouldering e all’arrampicata, promossa da The North Face in collaborazione con alcuni dei più importanti centri di arrampicata indoor di Italia, Francia, Belgio, Danimarca, Gran Bretagna, Spagna, Olanda, Svizzera e Germania.

Palestre aperte per far conoscere il bouldering. Scopo dell’iniziativa è far conoscere la pratica dell’arrampicata e del bouldering al maggior numero di persone. Per chi desidera sperimentare l’arrampicata, dunque, non c’è migliore occasione! Trovererete palestre ed istruttori qualificati che vi introdurranno alla pratica dell’arrampicata. Il tutto, naturalmente, è gratutito!

A5 DAY in ITALIA GENOVA Sciorba Via G.Adamoli 57 c/o Centro Polisportivo Sciorba MILANO Parete Rossa Via Campania 101/103, Fizzonasco di Pieve Emanuele (MI) PARMA Rock Dome Via Martinella 88, Alberi di Vigatto ROMA Zetaclimb Via Casilina 285 (ore 14,00 – 19,00) TORINO S.A.S.P. Società Arrampicata Sportiva Palavela Via Ventimiglia, 145 TRENTO Action House Via Solteri 93/B, Trento – con Vertical World di Trento e Arco TREVISO Orizzonti Verticali Via Malipiero 125/A, Montebelluna    INFO: A5 series Zeta Climb Roma

Il Melloblocco fa 1000

August 28, 2019 | News | No Comments

Conto alla rovescia per il Melloblocco. Mancano (soli) tre giorni al via del grande raduno boulder in Valle di Mello, e le Guide alpine della Lombardia non smettono la “conta” delle pre-iscrizioni, che ormai hanno sfondato il tetto dei 1000. Mentre il totalizzatore delle adesioni continua imperterrito nella sua marcia al rialzo.

Le aride ma significative statistiche raccontano di un popolo di pre-iscritti composto da 759 man e 183 women. Tra questi, ovviamente, sono moltissimi gli italiani provenienti da ogni angolo della penisola, isole comprese. In testa c’è la provincia di Milano (125) seguita da Torino (86) e da Bergamo (60). Ma è rappresentata in forze anche la Francia (23) e poi l’Olanda, l’Austria, la Germania, l’Ungheria, la Svizzera, il Belgio, la Spagna, l’Ungheria, la Romania e, addirittura, la Cina e gli USA.

Con questi presupposti sarà un raduno epocale. Ma non è certo una sorpresa: già da tempo la “macchina” dell’organizzazione l’aveva previsto, e già tutto è pronto per accogliere i pellegrini nella Valle del bouldering. Un’unica raccomandazione: la festa è più bella se rispettiamo la natura che ci ospita.

Sabato 7 e domenica 8 maggio s’annuncia davvero qualcosa di unico tra i blocchi del Melloblocco. Intanto, nell’aria tra la valle e il cielo aleggia già tutta la voglia di felicità (e arrampicata) di chi ha già detto “Io ci sarò!”.

 DOMANDE E RISPOSTE
 RACCOMANDAZIONI


Foto melloblocco 2004 di Claudio Piscina.

MELLOBLOCCO
Raduno internazionale di “sassisti”
VAL DI MELLO (SO)
7 – 8 maggio 2005

INFO info e iscrizioni Guide Alpine Lombardia Ditarcuate.com Expo La Sportiva Expo Eider

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Cascate di ghiaccio Lombardia: una scelta di 11 bellissime cascate nelle Alpi Centrali, a cura di Mario Sertori.

Adagiata sul versante settentrionale della catena alpina, la conca di Livigno è attraversata per intero dal torrente Spol che fa parte del bacino del fiume Inn, affluente del Danubio. Luogo dimenticato e sperduto fino agli anni’50, Livigno ha conosciuto una spettacolare trasformazione dopo la concessione del regime fiscale di zona franca.

La povera economia agricola che ha caratterizzato la storia di questo paese è stata ormai soppiantata dal turismo. Ora stazione sciistica di prim’ordine, è meta infatti dei pellegrinaggi del popolo dello shopping, ma la dolcezza del paesaggio, caratterizzato da linee arrotondate e da un abbondante innevamento e le vecchie baite di legno (per la verità poche quelle rimaste integre) con il tetto in scandole fanno tornare in mente il “grande nord” e ci riportano indietro nel tempo, quando Livigno era un paesello tra i più poveri e isolati delle Alpi.

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ITINERARIO DIFF. BELLEZZA Candela delle Meraviglie III/5 Ci Cozz III/5 Danza del Ventre II/4/4+ Dardaglin II/4 Fopel II/4 Illusione Ottica III/4 Luna Rossa IV/4/4+ Ombelico del Mondo III/4+ Red Bull III/4 Tropical III/5+ Village (Candela del Gipeto Alceste) II/4 /4+

Pensate che fino al 1952, per raggiungere il borgo in inverno si poteva ricorrere solo alla slitta dall’abitato di Semogo in Valdidentro. Quest’immagine, fortunatamente sbiadita, stride un poco con l’affollamento e l’opulenza dei nostri giorni.

Livigno si avvia però a diventare una tappa obbligata per il cascatista che qui troverà più di trentacinque cascate esplorate e magnifiche candele: la particolare geomorfologia del territorio, caratterizzata infatti da ripidi pendii e pareti calcaree, permette la formazione di colate che presentano quasi sempre dei tratti verticali, a volte anche molto staccati dalla roccia. La temperatura è un altro fattore importante: quassù si registrano le punte più basse dell’inverno nell’intera provincia di Sondrio e la stagione può prolungarsi fino a marzo inoltrato.

La storia dell’esplorazione delle cascate di ghiaccio è abbastanza recente e sembra risalga alla fine degli anni Ottanta con la salita dell’evidente Piscia da Salient nell’omonima valle. In seguito i ghiacciatori locali hanno portato avanti un’opera minuziosa di esplorazione, passando al setaccio le numerose valli della conca e scoprendo magnifici gioielli di cristallo

Note: Mario è anche autore diCascate Alpi Centrali: Lombardia e Svizzeraedito dallaBlu Edizionidi Torino. Quasi 500 cascate di ghiaccio, corredate di cartine, foto, accessi, descrizione e caratteristiche tecniche. Una guida completa e dettagliata delle cascate di ghiaccio delle Alpi Centrali, in Lombardia e in Svizzera, per un totale di 458 itinerari, corredati di cartine, foto, accessi, descrizione e caratteristiche tecniche, e di 210 altre possibilità di salita più sinteticamente relazionate. Molte cascate costituiscono una novità assoluta e aspettano ancora la prima ripetizione. Un’opera che viene a colmare un vuoto editoriale di vent´anni.

Carte: Carta Nazionale Svizzera 1:25000 f.1258 La Stretta e f.1238 Piz Quattervals; Kompass 1:50.000 foglio n. 96 Bormio Livigno

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4/04 Prima cronaca dal viaggio di avvicinamento al Dhaulagiri della spedizione di Romano Benet, Nives Meroi, Luca Vuerich, Inaki Ochoa, Erri De Luca, Cesare Giuliani, Roberto Alloi, Mario Cedolin, Klemen Gricar, Christan Stangl, Peter Guggemos e Ivan Vallejo.

Quanta distanza c’è tra il mondo reale e quello dell’immaginazione? E quanto è lontano il viaggio pensato da quello che poi si vive? La risposta (l’unica risposta) può arrivare solo dal viaggio stesso che, passo dopo passo, diventa esperienza irripetibile. E’ questo vissuto che restituisce all’immaginazione uno spicchio di realtà. Così in questa prima cronaca dalla spedizione di Meroi, Benet, Vuerich e compagni, che Manuel Lugli ci invia dal Nepal, c’è tutto il senso del viaggiare come attimo in movimento di un’altra dimensione (e vita) che si svela.

VIAGGIANDO NEL TEMPO SOSPESO
cronache d’avvicinamento al Dhaulagiri
di Manuel Lugli


Pokhara, 4 aprile 2005.

Il tempo si dilata, come sempre qui in Asia. Ma questa volta di più: due giorni per riuscire a raggiungere Pokhara da Kathmandu. A suo modo un record. Un primo tentativo mancato, con ritorno a Kathmandu dopo appena 10 chilometri. Il secondo riuscito, ma dopo ben 13 ore di bus, giornata che include una gimkana tra camion ribaltati per eccessi di foga, blocchi dell’esercito ed uno sciopero maoista – un bandh, come si dice in Nepal – a rendere la nostra progressione un singhiozzo interminabile. Per fortuna, il gruppo è sperimentato ed esperto, davvero belle persone. Conosce i tempi ed i modi di questi spostamenti. Non ci sono impazienza né lamentele. Si attende, leggendo, dormendo, chiacchierando seduti sui paracarri, giocando a carte, ed osservando questo mondo multicolore di camion, gente, bus stracolmi di umanità che si sposta per vivere, più che per diletto come noi.

Molti viaggiano sui tetti dei bus, tra galline e biciclette. Anche alcuni turisti, che si godono una prospettiva del tutto nuova da lì, un punto di vista più “ruvido” del viaggio, ma che a volta fe davvero sentire più vicini a questa gente. Per esperienza personale, il viaggio nel cassone di un camion o sul tetto di un autobus, a volte riesce a regalare emozioni e sensazioni inaspettate. Fornisce una specie di terzo occhio. Questo non toglie che quando arriviamo a Pokhara, non si sia tutti un po’ “cotti”, desiderosi di una bella birra fredda ed una steak come si deve.

Pokhara, la perla del Nepal, è sospesa, la sera. Poca gente in giro, pochi i turisti a spasso. Il proprietario del nostro hotel ci dice che quest’ultimo sciopero indetto dai maoisti ha fatto partire la maggior parte dei turisti, timorosi di rimanere bloccati qui senza nulla da fare né da comprare – terribile quest’ultima prospettiva! – visto che i negozi sono chiusi. In realtà scopriamo presto che questo ennesimo bandh viene rispettato ben poco e che Pokhara è tranquilla come sempre. “Siamo stufi” ci dice Juna all’hotel Greenpeace, un delizioso hotel del centro, “Non ne possiamo più di scioperi che non servono a un accidente, di re, di politici, di maoisti. La triste realtà è che il turismo, in questa che dovrebbe essere alta stagione, non c’è e gli unici a farne le spese siamo noi e tutti quelli che vivono di questa che è la principale risorsa del Nepal.”

Dalle agenzie, fino all’ultimo dei portatori, ecco chi paga il prezzo più alto di questa situazione che sembra trascinarsi all’infinito. Pochi giorni fa i ministri messi agli arresti dal re, sono stati rilasciati. E la storia riprende da dove si era fermata: nuovi “importanti” colloqui, nuove istanze, nuove richieste. Il tutto mentre il Nepal continua a restare schiacciato tra maoisti ed esercito, tra turisti che non vengono e lavoratori senza lavoro che emigrano.

Oggi noi si riparte, destinazione Beni, dove inizia il nostro trek per il campo base del Dhaulagiri. Altre attese pazienti ci aspettano, altri ritardi. Ma se questo è il prezzo che dobbiamo pagare noi per le nostre peregrinazioni, non è poi gran cosa.

Manuel Lugli

Spedizione Dhaulagiri 2005 portfolio Luca Vuerich Nodo infinito news Meroi, Benet, Vuerich

Foto Luca Vuerich

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L’8 maggio Denis Urubko e Serguey Samoilov hanno realizzato sulla parete nordest del Manaslu una delle salite alpinistiche più importanti della stagione.

Se n’è saputo poco o niente (e ancora se ne sa poco), ma è stata senz’altro una delle salite più interessanti di questo “primo tempo” della stagione Himalayana, se non la più importante. Stiamo parlando della nuova via di Denis Urubko e Serguey Samoilov sulla parete nordest del Manaslu.

Una nuova via che i due alpinisti kazaki hanno tracciato partendo dal Campo Base il 4 maggio per giungere poi in vetta, agli 8163m dell’ottava cima della terra, l’8 maggio, dopo 4 giorni di salita. C’è da precisare che questa era la seconda volta nel giro di 2 settimane che Denis e Serguey calcavano quella cima visto che, già il 25 aprile, l’avevano raggiunta (ed esplorata) per la via “normale”. Il tutto in una primavera himalayana che, come più volte abbiamo riportato, non è stata di certo prodiga di bel tempo né clemente con gli alpinisti.

Questa l’escalation della vetta per la nuova via: come detto sono Serguey e Denis sono partiti il 4 Maggio dai 4700m del Campo Base per raggiungere quota 6000m. Il 5 maggio sono a 6500 metri combattendo con il pessimo tempo e condizioni della neve davvero difficili. Il giorno dopo, la meteo è migliore, e così i due arrivano ai seracchi che difendono l’ultima parte del montagna, fermandosi a 7250m. L’otto maggio il balzo finale in vetta. E il 9 ritorno al Base e alla fine dell’avventura.

Bella e grande salita. Per Denis Urubko questo è l’ottomila n° 10 (il 12° se si considera che il Broad Peak e il Manaslu li ha saliti 2 volte). Ma soprattutto questa è la seconda nuova via in due stagioni consecutive raggiunta dalla premiata coppia Uribko e Samilov, dopo quella dell’anno scorso sul Broad Peack e che, come si ricorderà, è valsa ai due la nomination per il Piolet D’or. Bella anche per lo stile, ovviamente senza ossigeno e “leggero”, come da marchio di fabbrica!

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Nelle foto, dall’alto: Il Manaslu con il tracciato della nuova via di Urubko e Samoilov; Denis Urubko (arch. Urubko); Serguey Samoilov (G. Malfer).

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