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Il 13/11/2005 a Baunei (Sardegna) nel corso del primo meeting “Rock Day” è nato “Ichnusa”, un nuovo settore di arrampicata con 15 vie.

Il 13 novembre scorso a Baunei (Sardegna) per iniziativa della Società “Pietra di luna”, in collaborazione con Artrek Sardegna e sardiniaclimb.com, si è svolto il primo “Rock day”. Un meeting il cui scopo come scrive Maurizio Oviglia si proponeva: “la creazione di una nuova falesia ex novo in un solo giorno, attrezzata in modo collettivo, dagli stessi partecipanti al meeting”.

E’ nato così “Ichnusa”, un nuovo settore di arrampicata (con 15 vie) a Baunei che è stato ufficialmente inaugurato lo scorso 8 dicembre…

ROCK DAY, RESOCONTO
di Maurizio Oviglia

Lo scorso 13 novembre si è svolto in Sardegna il primo “Rock day”. Si tratta di un’iniziativa di ricorrenza annuale coniata dalla società “Pietra di luna” (www.pietradiluna.com) che si ripropone di chiodare nuove falesie o di mantenere in buono stato le falesie storiche oramai in disuso. In questo caso il Rock Day proponeva la creazione di una nuova falesia ex novo in un solo giorno, attrezzata in modo collettivo, dagli stessi partecipanti al meeting. Nonostante tra le finalità del progetto ci fosse l’intento di valorizzare nuove zone dove la scarsa presenza di arrampicatori non avesse mai permesso la nascita di un terreno di gioco naturale, ancora una volta è stata scelta l’area di Baunei, in Sardegna, uno dei paradisi del Supramonte, solo in minima parte valorizzato per l’arrampicata sportiva.

Al progetto “Chioda la tua via”, Baunei 2005, hanno aderito entusiasticamente diversi sponsor, come la Kong, che credendo nell’iniziativa, ha offerto tutto il materiale necessario a realizzare la nuova falesia. Alcuni sponsor locali hanno poi permesso di realizzare le magliette con il logo dell’evento. Tra gli organizzatori, a Pietra di Luna, si è unita Artrek Sardegna che da più di 15 anni è impegnata in Sardegna nella chiodatura di nuove falesie, nella vendita di attrezzature per l’arrampicata e nell’arrampicata indoor a tutti i livelli, competitivi e non. Infine sardiniaclimb.com, il sito di riferimento dell’arrampicata in Sardegna, sulla scena da ormai molti anni, che offre le potenzialità del web per dare in tempo reale tutte le novità pratiche e la logistica per viaggiare nella Sardegna verticale.

La data prefissata per l’evento era quella del 13 novembre, giornata in cui, nonostante le pessime condizioni atmosferiche, una trentina di partecipanti sono riusciti a chiodare ben 10 vie. Alcuni esperti chiodatori veterani dell’isola, come Gian Luca Piras (FASI), Maurizio Oviglia (CAAI) e Corrado Pibiri (INA) hanno dato una mano ai neofiti alle prese con la chiodatura della loro prima via. Ne è nata una giornata divertente e proficua, nonostante la pioggia che ha disturbato i lavori, che ha concretizzato poche e semplici idee alla base dell’iniziativa: creare nella base degli arrampicatori una coscienza verso quelle che sono le problematiche dell’attrezzatura delle falesie, prendere contatto con una dimensione meno sportiva e più artistica dell’arrampicata, tramandare l’arte dell’attrezzatura dal maestro all’apprendista, proprio come si faceva nel rinascimento, senza bisogno di corsi (attualmente inesistenti) o manuali (altrettanto inesistenti) o pericolosi fai-da-te… La sera precedente ci si è poi ritrovati a dormire sotto la nuova falesia in compagnia di una bella luna, tutti intorno ad al fuoco ad arrostire melanzane, salciccia e castagne…

La prova che gli intenti degli organizzatori sono stati raggiunti è arrivata però nelle settimane seguenti, quando una parte dei partecipanti, entusiasti della nuova esperienza, sono tornati nei week end successivi per ultimare per conto loro i lavori, che la pioggia aveva bloccato. Così ultimata, la nuova parete, contava 15 vie nuove, per un totale di 160 fix piantati e difficoltà comprese tra il 5b e il 7b, qualche posizionamento non del tutto ottimale… ma d’altra parte se tutto fosse perfetto non si tratterebbe di una falesia chiodata da neofiti!

Ma dopo il lavoro… il piacere! Lo scorso 8 dicembre ci si è ritrovati tutti alla nuova falesia (compreso chi preferiva il piacere al lavoro), questa volta sotto un bel sole, per godere insieme delle nuove vie, salirle in buono stile e inaugurare così un nuovo giocattolo, questa volta veramente di tutti…

Il nuovo settore, che beneficia di roccia splendida e sole tutto il giorno, oltre che incantevole vista sul mare, è stato chiamato “Ichnusa”, per ricordare la società (milanese!) che in passato estraeva pietra da queste pareti, rosicchiandole poco a poco. Il Rock Day ha proposto oggi un nuovo tipo di sfruttamento, si spera più eco-compatibile e turisticamente vantaggioso per gli abitanti di Baunei (tra l’altro anche loro presenti al Rock Day, col trapano in mano!).

Dunque arrivederci al prossimo anno, magari in una nuova zona della Sardegna o chissà… su qualche falesia del continente!

Maurizio Oviglia

In arrampicata nel nuovo settore “Ichnusa”, Baunei Sardegna
arch M. Oviglia

le vie di Ichnusa portfolio pietradiluna.com sardiniaclimb.com

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Il 17/07 Bruno Pederiva e Mario Prinoth hanno ripetuto in libera la via aperta da Rolando Larcher e Roberto Vigiani sulla parete sud della Marmolada.









Domenica 17 luglio Bruno Pederiva e Mario Prinoth ripetono in libera la via aperta da Rolando Larcher e Roberto Vigiani sulla parete sud della Marmolada. L’itinerario che prende il nome dai primi salitori ‘LarcherVigiani’ è stato aperto nel corso dell’estate 2000 e liberato poi il 13/8 dell’anno sucessivo in 12 ore di salita dagli stessi apritori.

A quattro anni di distanza dopo alcuni tentativi domenica scorsa Pederiva e Prinoth riescono nella prima ripetizione rotpunkt della via sempre in 12 ore di salita. L’itinerario percorre al centro il bel pilastro posto a sinistra della via Soldà con difficoltà sostenute che dopo i primi due tiri non scendono mai sotto il 7b.

Un click per ingrandire



Foto grande: Marmolada, parete sud, con il tracciato della Larcher-Vigiani.
sopra dall’alto: Bruno Pederiva. Sotto: Mario Prinoth – ph Giulio Malfer, Pitztal 2003

Tracciato news Larcher-Vigiani

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Sikati, Kalymnos

August 28, 2019 | News | No Comments

Con la nuova guida in uscita ad agosto, Aris Theodoropoulos ci svela una dei segreti più nascosti, l’incredibile grotta Sikati su Kalymnos, Grecia.


L’arrampicata sportiva sull’isola di Kalymnos è semplicemente un sogno che si avvera!

Incredibili falesie di calcare con vie bellissime, una rilassata atmosfera di vacanza, il caldo mare Egeo che vi accoglie dopo una giornata passata “on the rocks” e la leggendaria ospitalità del popolo greco che può offrire una favolosa cucina… questa lista senza fine serve a farvi capire che, se non ci siete mai stati, dovete farlo!!

leggendaria ospitalità del popolo greco che può offrire una favolosa
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Gianni Duregato e Kinematix

August 28, 2019 | News | No Comments

L’8/10 Gianni Duregato racconta la salita di Kinematix (9a) nella falesia di Deversè nelle Gorges du Loup, in Francia.






Gianni Duregato centra il 9a di Kinematix nella falesia di Deversè nelle Gorges du Loup, in Francia. E’ successo l’8 ottobre, quindi un secolo fa. Ma noi diamo la notizia solo ora, quando ormai (forse?) i più se lo saranno già scordati. Perchè del ritardo? Presto detto: ci tenevamo ad avere il report diretto di Gianni Duregato su questa super via di "40movimenti40". Ci tenevamo, insomma, a non liquidare il tutto con le (solite) due righe accompagnate da un nome e dal grado (ripetiamo super!) di questa via ultrastrapiombante.

Una via liberata da Andreas Bindhammer nel 2001, unendo in una sola soluzione l’8c Total Eclatch a Honk 8b/c, e che il tedesco aveva proposto con il grado di 9a. Altri 10 ripetitori e l’undicesimo (appunto Gianni Duregato) sembrano confermare questo giudizio, visto che nessuno l’ha messo in dubbio. Ma appunto: non volevamo fermarci ai più o meno dei numeri. Volevamo che Gianni ci racontasse questi lunghissimi ee esclusivi 40 (durissimi!) movimenti che l’hanno portato in catena di Kinematix. In fin dei conti è proprio questo che conta, o no?

KINEMATIX by Gianni Duregato

Ho scalato per la prima volta a Deversè nelle Gorges du Loup nel 1998, una falesia molto strapiombante che propone una scalata atletica di grande continuità, prevalentemente su canneloures, che si formano grazie alla cascata che ricopre la falesia per buona parte dell’anno.

Ottobre 2005: prima che le piogge rendano impraticabile la falesia riesco ad andare a Deversè quattro volte con un progetto in testa un po’ ambizioso: "Kinematix". Una linea di resistenza di 40 movimenti che unisce una prima via di forza molto intensa su piccole canne svase di 8c, e una seconda di resistenza atletica su prese distanti di 8b+, intervallate da una buona decontrazione. Le difficoltà maggiori le ho trovate nella prima parte, un duro moschettonaggio dove per economizzare energie bisognava incastrare un ginocchio e un passo nel traverso di connessione tra le due vie da dinamicizzare.

Luglio 2006: caldissimo ma decido di andare a perfezionare i movimenti in previsione di giorni più freschi. Sulla via incontro Patxi Usobiaga e riesco a salire la seconda parte della via in continuità. Nel tentativo di perfezionare il terzo moschettonaggio (quello con incastro di ginocchio) scivolo con la corda in mano e finisco a terra, ma fortunatamente tutto s’è risolto solo con un po’ di paura.

Ottobre 2006: torno e questa volta sulla via incontro Yuji Hirayama che, dopo la gara di Marbella, si è fermato a Deversè per cinque settimane. L’idea di provare la stessa via un po’ mi imbarazzava. Ho la fortuna di assistere alla sua R.P., riesco a filmare tutta la sua salita e il sabato successivo fargli un piccolo regalo su DVD. Intanto i miei tentativi non migliorano, il terzo moschettonaggio l’ho risolto senza incastro, ma la mia progressione si arresta sempre nel traverso di connessione. Ancora un grosso resting.

Al quarto sabato consecutivo mi riesce il movimento in continuità e riesco ad arrivare alla decontrazione a metà via. Motivatissimo riesco a recuperare e lentamente uscire indenne dai fisici passaggi del secondo tiro per sentire il ÒclickÓ di un moschettone per me diventato importante.
Un particolare ringraziamento a tutta la banda dei ÒlocalÓ Nizzardi e ai ragazzi della Sala di Arrampicata Sciorba di Genova che mi hanno accompagnato.

di Gianni Duregato


Tutti i top su KINEMATIX
Andreas Bindhammer (2001)
Ramon Julian (2002)
Alex Chabot (2003)
Edu Marin (2003)
Son Sang Won (2004)
Cedric Lo Piccolo (2005)
Christian Bindhammer (2005)
Patxi Usobiaga (2006)
Yuji Hirayama (2006)
Akito Matsushima (2006)
Gianni Duregato (2006)

Portfolio

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Il 11/06 in Svizzera nella quarta tappa della Coppa del Mondo Boulder 2006, vittoria del francese Jerome Meyer e dell’austriaca Anna Stöhr. Per gli azzurri Christian Core è 5°.

Quarto round della World Cup Boulder al francese Meyer e all’austriaca Stohr.

A tre tappe dal termine, nella svizzera Grindelwald, qualcosa si muove eppure… tutto resta immutato nella Coppa del mondo di boulder. Non ci sono stati grossi scossoni, insomma. Né in campo maschile dove uno stellare Jérôme Meyer, finora mai fuori dal podio, coglie la sua seconda vittoria stagionale centrando tutti i boulder della finale e continuando (dopo il 1° posto di Birmingham, il 2° posto di Rovereto e il 3° di Veliko Tarnovo) a mantenere a distanza Kilian Fischhuber, in Svizzera ‘solo’ 3° alle spalle del sempre più emergente francese Loic Gadioz.

Come non ci sono stati terremoti neppure in gara femminile dove non è bastata né una bella (e non del tutto inattesa) vittoria della brava Anna Sthor, davanti alla francese Emilie Abgrall e alla svedese Anja Hodann, né tantomeno un impensabile passo falso della capoclassica Olga Bibik per cambiare il top della Coppa che Olga continua comunque a comandare, aiutata anche dalla scarsa vena di Juliette Danion, la sua inseguitrice più temibile, rimasta come lei lontana dalla finale. Ma alla fine sarebbe sbagliato pensare che dopo questo quarto turno i giochi siano già tutti delineati.

La gara di Grindelwald, infatti, le sue carte le ha giocate come sempre fino all’ultimo, confermando il dato di una stagione del boulder mondiale in estremo “movimento” dove basta poco o nulla per cambiare. Basta guardare alla gara di Christian Core primo nelle semifinali e poi 5° nel “roulette russa” della finale con un solo blocco chiuso. Basta dire dell’entrata tra i top sei dell’ultimo turno del 20enne francese Glairon Mondet Guillaum, alla fine 4° anche lui con un solo boulder risolto.

Oppure basta guardare al russo Rustam Gelmanov che strappa il suo miglior risultato di sempre (6°) ‘rubando’ l’ultimo posto della finale a mister Tomasz Mrazek, ormai un abitué anche delle gare boulder dove non riesce a sfondare come nella “sua” specialità la difficoltà, ma dove riesce a star davanti a specialisti come Samyn (8°), Earl (9°) e al vincitore della scorsa tappa di Rovereto Pouvreau, in svizzera (10°).

E’ la conferma come, nel boulder, ad ogni turno ma anche ad ogni gara occorra voltare pagina e cambiare storia. E ciò in buona parte per la “nuova” finale a sei (su 4 problemi) che si rivela sempre più un campo di battaglia, dove tutto può succedere. Anche se bisogna dire che, in questo caso, Meyer nell’ultimo turno ha davvero messo a tacere qualsiasi dubbio cogliendo il grande slam di tutti i 4 boulder risolti (in 11 tentativi) a fronte di 2 blocchi risolti da Gaidioz e dal solo top collezionato, nell’ordine, da Fischhuber, Mondet Guillaum e Core, mentre Gelmanov rimaneva al palo con un “nulla di risolto”.

In gara femminile una grande Anna Sthor ha saputo riprendere le fila di una finale che, dopo un rocambolesco secondo turno, si presentava davvero come un grande punto di domanda. Sì, perché la semifinale aveva registrato, oltre all’eliminazione più unica che rara della Bibik (13° posto) e della Danion (14°) entrambe con 0 blocchi chiusi a testa, una performance davvero inaspettata, con Muriel Sarkany, la rinata regina della Difficoltà, che si è presa il lusso di chiudere 3 dei 4 blocchi, mentre tutte le altre restavano a 1 top.

Poi l’epilogo e l’inedita finale (orfana anche della Son terminata 9°) che la Sthor ha fatta sua con 3 boulder chiusi davanti rispettivamente a Emilie Abgrall, Anja Hodann e Yulia Abramchuk con due top. E ad Elena Lipenska, quinta con un boulder risolto, mentre Muriel Sarkany non riusciva a ripetere l’exploit della semifinale e terminava l’ultimo turno con un nulla di fatto e il 6° posto.

Oltre al 5° posto di Core, buona in campo azzurro, ancora una volta, la prova di Caminati (12°) e quella di Stefania De Grandi, alla fine 17a. Mentre Moroni, Preti e Giupponi rispettivamente scivolano al 24°, 27° e 34° quindi lontani dal posto che gli spetta. Cosa del resto – ma non è una consolazione – successa pure a calibri della portata di Muller (solo 17°) o Julien (19°)… Vedremo: ora tutta l’attesa è per Fiera di Primiero. Meyer sarà sempre l’uomo da battere (magari per mano di Core)? La Bibik e la Danion si riprenderanno dalla “botta” di Grindelwald? La squadra azzurra saprà ritrovare l’acuto corale di Rovereto? L’appuntamento per queste e altre domande è per il 16 e 17 giugno, naturalmente nella trentina Fiera di Primiero.

Classifica finale maschile Grindelwald
1. Meyer Jérôme FRA
2. Gaidioz Loïc FRA
3. Fischhuber Kilian AUT
4. Glairon Mondet Guillaum FRA
5. Core Christian ITA
6. Gelmanov Rustam RUS
click per le classifiche complete

Classifica finale femminile Grindelwald
1. Stöhr Anna AUT
2. Abgrall Emilie FRA
3. Hodann Anja SWE
4. Abramchuk Yulia RUS
5. Lipenska Helena CZE
6. Sarkany Muriel BEL
click per le classifiche complete

www.eigerlive.ch World Cup Boulder 2006
GRINDELWALD (SUI)
10 – 11 giugno 2006
QUARTA PROVA DELLA
COPPA DEL MONDO BOULDER

jerome Meyer e Helena Lipenska nella terza di Rovereto della World Cup 2006
foto Giulio Malfer

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K2 Russian West Face – tentativo in corso

August 28, 2019 | News | No Comments

Una spedizione di alpinisti russi sta tentando una nuova linea sulla parete ovest del K2 (8611m).

Una spedizione di alpinisti russi molto esperti sta attualmente tentando di aprire una nuova via diretta sull’enorme bastione roccioso della parete ovest del K2 (8611m). I 16 alpinisti, a cui fa capo Victor Kozlov, il 6 giugno hanno installato il campo base iniziando immediatamente i "lavori" sulla montagna e stabilendo un campo base avanzato a 5600m.

Il 13 giugno il team ha superato il ghiacciaio toccando per la prima volta la parete ovest vera e propria e, alternando 4 gruppi di 4 alpinisti ciascuno, ha cominciato la salita della nuova linea fino a stabilire, il 4 luglio, il campo 4 a 7200m. Inoltre, in questi giorni, sono stati aggiunti altri 4 tiri sopra l’ultimo campo. La progressione dei russi è avvenuta senza ossigeno e fissando corde fisse sull’intero percorso.

Victor Kozlov descrive così la linea finora salita: "Dopo la prima fascia di roccia, che può essere paragonata alle rocce verticali della parete nord dello Jannu, ci sono altre sezioni di roccia non meno difficili nella parete centrale, ad una altitudine sopra i 7000m. Gli alpinisti non devono essere solo grandi scalatori, devono anche essere in grado di resistere all’altitudine e al freddo intenso. Speriamo che la roccia e il tempo ci dia la chance per arrampicare ancora più su. La roccia è difficile, ci sono molte fessure verticali e diedri, coperti di ghiaccio – buono per il drytooling. Tutti sono coraggiosi."

Kozlov non è nuovo a questo tipo di imprese in Himalaya: nel 2004 era il capo della spedizione russa che ha salito una nuova via sulla parete nord dell’Everest.

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Il 30/08 a Mel (Bl) Silvio Reffo e Sara Avoscan si sono aggiudicati il titolo di campioni regionali del Veneto di arrampicata sportiva.

Sabato 30 agosto nell’ambito del Mel Climb Event, l’evento di
arrampicata che si svolge ormai da tre anni a Mel in provincia di
Belluno, si è disputata la classica gara di arrampicata sportiva che
quest’anno oltre ad essere inserita nel Circuito Nazionale Open ovvero
nelle prove che stabiliscono il ranking nazionale per gli atleti era
valevole anche per l’assegnazione dei titoli di Campione regionale
veneto.

Come tradizione anche in questa edizione nello splendido scenario di
Mel la competizione ha vissuto momenti intensi rivelando una passione
del pubblico ma anche degli atleti davvero coinvolgente. Forse sarà
stato anche per il titolo regionale in palio ma un’altra gradita
sorpresa è arrivata dalla grande partecipazioni di atleti debuttanti
rivelatisi tutti di ottimo livello. Un bel segnale per il movimento
delle competizioni di arrampicata, soprattutto considerando
l’entusiasmo che si respirava in gara.

Dopo le fasi di qualificazione il clou è arrivato con la finale in
notturna. Sei le ragazze in lizza nell’ultima decisiva manche, con la
bellunese Sara Avoscan e la valdostana Martina Blanchet che confermano,
rispettivamente con il 1° e 2° posto, lo stesso piazzamento del primo
turno, seguite al 3° posto dalla veneziana Alessia Patrizio autrice di
spettacolare prestazione in finale. Avoscan dunque oltre alla vittoria
va anche il titolo di campionessa regionale.
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Tra gli otto finalisti nella categoria maschile tre atleti comandano la
gara al primo posto: Fabio De Cesaro, Silvio Reffo e Luigi Billoro.
Alla fine sarà proprio questo terzetto che si dividerà il podio con
un’emozionante testa a testa che li vede arrivare agli ultimi appigli
della via di finale distanziati l’uno dall’altro da pochissime prese.

Più in alto di tutti va Silvio Reffo, giovane vicentino, che si
guadagna così il titolo di Campione Regionale e il diritto a
partecipare al prossimo Campionato Italiano Assoluto che si terrà
proprio in provincia di Vicenza il prossimo Ottobre. Alle sue spalle il
padovano Luigi Billoro è secondo mentre Fabio De Cesaro è 3° e il
giovane di Santo Stefano di Cadore Stephan De Zolt è 4°.
vai alle classifiche

Explorersweb, contenuti a pagamento

August 28, 2019 | News | No Comments

Explorersweb.com il sito statunitense dedicato all’alpinismo himalayano e all’esplorazione ha annunciato che il suo contenuto sarà disponibile ai lettori soltanto a pagamento.

Dopo che il Financial Times ha aperto la strada nel 2002 e The Wall Street Journal ha recentemente annunciato l’intenzione di implementare un sistema simile all’inizio del 2011, era nell’aria che anche i lettori di altre testate online avrebbero dovuto pagare per usufruire dei loro contenuti.

A seguire questo trend è ora Explorersweb, una delle riviste online più autorevoli degli Stati Uniti che si concentra principalmente sull’alpinismo Himalayano e l’esplorazione dei poli, che ha annunciato che i suoi lettori dovranno sborsare soldi per leggere gli articoli.

Nella notizia pubblicata ieri sul sito statunitense si afferma che: "ExplorersWeb è arrivato in cima, ma molto ci aspetta ancora. 19.813 notizie dopo l’inizio a New York, ora ExWeb deve trovare un solido modello economico. E’ arrivato il momento per trovare redattori di altri paesi, aggiornare AdventureStats, aumentare il personale per rimanere al passo con una crescente quantità di contenuti, e costruire una nuova piattaforma per collegare tutti gli alpinisti ed esploratori del mondo, diffondendo il loro spirito unico e le loro esperienze ed idee".

Le notizie di rilievo su www.explorersweb.com sono ora presentate soltanto con un breve riassunto ed un invito ad abbonarsi per poter leggere l’articolo per intero. Il costo annuale è di 36.50 dollari e vale la pena sottolineare che il 5% di tutti i proventi verranno devoluti alle operazioni di elisoccorso in Himalaya. Questo cambiamento segna un momento importante anche nel settore di nicchia dell’alpinismo online e c’è da aspettarsi che l’eventualità di limitare la consultazione libera dei contenuti sarà esaminata anche da altre testate.

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Dal 26 luglio al 9 agosto Silvia Vidal e Youri Cappis hanno effettuato la prima salita di ‘Entre boires’ A3/6a+/80º sulla parete est dello Huascaran North (Cordillera Blanca, Perù).

Silvia Vidal continua nella sua ricerca di big walls nel mondo. Dal 23 luglio al 9 agosto la Catalana si è impegnata, assieme allo svizzero Youris Cappis, nella prima salita di “Entre boires” A3/6a+/80º che sale una linea sulla parete est dello Huascaran North (Cordillera Blanca, Peru).
Entre boires, Huascaran North, Peru di Silvia Vidal
Dal 23 luglio al 9 agosto, dopo 7 giorni impiegati a trasportare l’attrezzatura e fissare i primi 200m della via, Youri Cappis (uno Svizzero che ora abita in Catalonia) ed io abbiamo salito una nuova via sulla parete est del Huascaran North.
Youri non aveva nessuna esperienza di Big walls, ma voleva comunque accompagnarmi e sperimentare la vita in parete per più giorni di fila, in altitudine e lontano dalla “civiltà”. Fino a 10 giorni dalla partenza per il Perù non aveva mai preso in mano uno jumar, ma dopo due giorni di pratica… ha deciso di venire con me. Si è rivelata un’esperienza fantastica sia per lui sia per me!
Abbiamo stabilito il Campo Base Avanzato a 5200m e dopo 7 giorni di acclimatamento, trasporto e fissaggio delle corde abbiamo iniziato la salita. La nostra intenzione era di salire il triangolo di roccia e poi proseguire per la cima, ma non siamo riusciti a raggiungerla a causa del maltempo, sia per le condizioni del ghiaccio sia perchè la discesa ai nostri portaledges si è rivelata estremamente difficile.
La difficoltà maggiore era individuare una via di salita, cosa che si è dimostrata complicata ma ancora più difficile si è rivelata in discesa. La prima sezione è segnata da numerosi tetti che abbiamo tentato di evitare, mentre la sezione centrale della via che sale su neve e ghiaccio fino a 80° ci ha reso molto faticoso il trasporto degli haulbag e le discese in doppie. La sezione finale è strapiombante e la qualità della roccia cambia notevolmente, da molto friabile a compattassima. Per fortuna la salita di quest’ultima sezione è diretta e facile.
L’accesso alla parete è abbastanza pericoloso a causa delle scariche dei seracchi posti tra i due Huascaranes. Inoltre, la base della parete è esposta alla caduta di sassi tanto che le nostre corde fisse sono stati tagliate in due punti. La via però è abbastanza sicura grazie ai grandi tetti e agli strapiombi, che però aumentano la difficoltà delle discese in doppia. In totale abbiamo impegnato 2 giorni e mezzo a scendere i tetti, i traversi e le sezioni di neve.
Abbiamo impiegato un totale di 18 giorni (17 notti) in parete e non abbiamo avuto neanche un giorno di bel tempo. Il freddo intenso ha congelato la nostro acqua e ci ha anche causato problemi di circolazione ai piedi, mani e nasi. Di conseguenza ho trascorso alcuni giorni in solitaria mentre Youri si riprendeva nel portaledge.
Ci è sembrato di salire su una parete vergine e non abbiamo trovato nessuna informazioni su altre possibili vie. Questa stagione in Perù è stata pessima e anche se abbiamo avuto un paio di momenti di sole, siamo saliti quasi interamente immersi nella nebbia e nella neve. E’ per questo che abbiamo dato alla via il nome “Entre boires”, che in Catalano significa “Nella nebbia”.
Entre boires
Parete Est Huascaran North (Cordillera Blanca, Peru)
Salitori: Silvia Vidal & Youri Cappis, 23/07 – 09/08/2008
Campo Base Avanzato: 5200m
Base della parete: 5350m
Fine della via: 6150m
Lunghezza: 970m
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Difficoltà: A3/6a+/80º
Giorni in parete: 18
Corde fisse: 200 m

Nuova via a Taghia per Florit

August 26, 2019 | News | No Comments

Dal 21 settembre al 9 ottobre Mauro Florit, Mattia Buffin, Umberto Iavazzo e Leonardo Dagani a Taghia, Marocco, hanno aperto “Mai molar berbère” sulla parete sud est del Tagoujimt n’Tsouiannt (TD+, 500 metri, max 6+).

“Nessun impresa, solo una gita in un gran bel posto” E’ cosi che Mauro Florit descrive l’ultima delle sue spedizioni estive, questa volta in compagnìa di Mattia Buffin, Umberto Iavazzo e Leonardo Dagani nell’aspra terra nell’Alto Atlante, più precisamente nella affascinante zona del Taghia, Marocco. Durante il soggiorno i quattro hanno ripetuto varie vie e soprattutto aperto la loro “Mai molar berbère” sulla parete sud est del Tagoujimt n’Tsouiannt (TD+, 500 metri, max 6+).

A leggere il report di Umberto, viene da pensare che i quattro siano rimasti letteralmente stregati da Taghia. Come, d’altronde, i vari Rolando Larcher, Maurizio Ovigila, David Kaszlikowski, Simone Sarti, Silvestro Stucchi, Arnaud Petit e davvero tantissimi altri che li hanno preceduti.

Sguardi di pietra di Umberto Iavazzo
Quando ci affacciamo al limite del primo canyon, dopo Zaouia Ahanesal, il panorama che si apre riporta la mia fantasia al Gran Canyon degli Apache, a quelle terre ancora più lontane; la conformazione geologica, i colori del territorio, la flora e la fauna hanno aspetti molto simili. Le acque dell’ampio canyon che ci conduce verso Taghia sono limpide e scorrono senza fretta come il tempo che stavolta abbiamo a nostra disposizione. Non sembra vero… e infatti il tempo è bizzarro e “spinoso” proprio come i bassi e rotondi cespugli, fatti di aculei che ti pungono le caviglie; come i radi, giganteschi alberi contorti, dal tronco nudo e che sembrano grosse funi di canapa attorcigliate dal vento. Le loro rade chiome verdi si stagliano in un cielo blu profondo che repentinamente sa addensarsi in temporali e grandinate che riempiono i canyon di acque furiose. Una catena in continua evoluzione primordiale, dove le capre salendo sui dirupi smuovono costantemente i pendii facendo rotolare le pietre che, trasportate poi dalle violente piene nei canaloni, lisciano le pareti sbiancandole e facendosi trascinare a valle.
Rocce nero fumo con venature verdastre, piegate da milioni di anni nei fondovalle, vengono utilizzate dai berberi per le loro case rivestite di fango e con i tetti intrecciati da legni e canne provenienti dal fiume.
Le cenge circolari solcano verticalissime pareti ricordando un po’ i terrazzamenti vicino al fiume che permettono magre coltivazioni. Le pareti sono una continua fuga di “vuoti” verticali fatti di placconate ocra intenso e finemente lavorate dall’acqua in goccette, tacchette, rari diedri e fessure. Le rocce sono tinte con le più svariate tonalità di giallo ocra e marrone rossastro come gli occhi stupendi delle donne berbere, profondi come i canyon, scintillanti come i rari fulmini che sembrano materializzarsi nel nero dei loro abiti. Le giovani, spesso vestite di colori chiari, lasciano trasparire anche con la flessuosità dei loro movimenti la loro bellezza, illuminata dai chiarissimi sorrisi, contrappuntata dall’ammiccare civettuolo dei loro sguardi. Belle e longilinee, ti mettono in cuore l’agitazione che poi verso sera anche i temporali sanno muovere nei nostri animi.
La nuda bellezza di questi luoghi è pari alla grande dignità dei berberi che si fanno sempre capire con poche parole, gesti misurati e sguardi diretti che, assieme alla pacatezza delle loro voci, creano un collage di fierezza e tranquillità come ovunque è tipico delle genti di montagna. Ci aiutano a scendere per i canaloni giusti facendoci da guida quando non sappiamo dove andare, persone semplici e sempre sorridenti, forti dello stesso spirito di questi monti scolpiti dal vento.
Arrampichiamo per giorni su queste splendide pareti aderendo ad una roccia granulosa e sempre salda, lasciandovi tutta la nostra energia che la sera il Tapine, il piatto berbero a base di carne, non riesce a compensare. Così sopportiamo un po’ la fame ingurgitando calde pagnotte fatte in casa.
La bizzarria del tempo è seconda solo ai nostri caratteri, aggrovigliati giocoforza dallo stare assieme, come le corde sul terrazzino che a volte si annodano e non si sbrogliano. Età e vite diverse a volte ci ricordano che siamo tristemente umani. Sulle vette però riordiniamo le nostre corde e le nostre intemperanze in ampie spire che poi ci buttiamo dietro le spalle con un sorriso. Rimango indietro, stanco e sazio di roccia, guardo i miei amici che scendono e mi ricordo di una volta quando uno mi chiese “…ma chi te lo fa fare?” Risposi solo, con un sospiro di sollievo….per fortuna… nessuno!
Con ciò rimontiamo in sella ai nostri pensieri, Mauro, Leo, Mattia e io già galoppiamo chissà verso quali altri monti ed esperienze per il domani. Siamo, tutti noi, come queste terre che passano velocemente dal bello al brutto tempo. A volte saliamo verso l’alto come l’avvolgente coltre di nebbia mattutina o rotoliamo veloci nel baratro dei canyon spaventando i cani che si godono il sole sulle cenge. Altre volte ci rintaniamo in noi stessi, bui e silenziosi come quel pipistrello che abbiamo scovato nella stessa fessura che ci serviva per salire e come lui, se infastiditi, mostriamo i denti.
L’immagine più chiara che mi resta in mente è quella dei pastori che pregano, urlando ad alta voce la loro orazione, soli, con le braccia protese al cielo cercando in qualche modo di afferrare il loro Dio, così come noi tendiamo le nostre in alto, sulla roccia, alla ricerca dell’appiglio giusto…proprio come nella vita.

Marocco 2008 con il patrocinio del CAI sezione di Monfalcone
Periodo: 21 settembre – 9 ottobre 2008
Partecipanti: Florit Mauro CAAI Gruppo Orientale; Buffin Mattia CAI Monfalcone; Iavazzo Umberto CAI Monfalcone; Dagani Leonardo CAI Cremona;

Descrizione: Situato nell’Alto Atlante a circa 200 km a est di Marrakech, Taghia è un piccolo villaggio con appena 400 abitanti, che si trova ad una altitudine di circa 2000 metri ed è circondato da grandi pareti che talvolta superano gli 800 metri. Per accedervi è consigliabile un fuoristrada fino a Zaouia Ahanesal e poi con due ore di marcia si raggiunge il paese. Il sito è ora conosciuto per l’eccezionalità delle scalate e per la grande umanità degli abitanti.

Durante la permanenza sono state ripetute varie vie ed aperta una nuova :
“Mai molar berbère” sulla parete sud est del Tagoujimt n’Tsouiannt (TD+, 500 metri, max 6°+)

Indirizzi web:
www.onaclimb.com/taghia/intro.htm
www.remi-thivel.com/
Bibliografia:
“Taghia Montagnes Berbères” Christian Ravier.
Contatti a Zaouia Ahanesal: Ahmed Amahdar 00212(0)23459393 / 00212(0)78538882
Contatti a Taghia: Youssef Rezki Tel:00212(0)23459608 / Fax:00212(0)459608
Gsm:0021(0)68909843 / mail:aoujdade@yahoo.fr

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