Month: August 2019

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Dean Potter highlining sopra Yosemite Falls

August 25, 2019 | News | No Comments

Il video del climber statunitense Dean Potter slacklining sopra Yosemite Falls, Yosemite, USA.

Ci sono pochi climber che hanno spinto il limite del estremo – in tutte le sfere del nostro mondo verticale – più dello statunitense Dean Potter. Da veloce salite in stile alpine (leggi la prima solitaria della Supercanaleta sul Cerro Fitz Roy in Patagonia) a audace free solo(leggi la terza salita di Separate Reality dopo Wolfgang Güllich e Heinz Zak e la salita freebase di Deep Blue Sea (7b+) sull’Eiger in Svizzera, passando per i Base Jump e slacklining, la ricerca di Potter per il possibile nell’impossibile è profondo e del tutto personale.

Non sorprende quindi che National Geographic gli aveva nominato Adventurer dell’anno 2009 e l’ultima high line di Potter, catturato nel video sotto proprio per la prestigiosa rivista, attraversa il Yosemite Falls, 1000m sopra la valle californiana. A sentire Potter, questo è il suo più difficile highline di sempre.

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Pizzo Painale, Apnea per Francesco Forni

August 25, 2019 | News | No Comments

Il 13 maggio Francesco “Mappa” Forni ha effettuato la prima salita dal versante nord del Pizzo Painale (3248m) Gruppo dello Scalino, Alpi retiche. La sua “Apnea” (III/WI3/M3, 400m) attraversa una serie di goulottes che portano alla cresta occidentale.

Il 38-enne disegnatore tecnico di Sondrio ha salito l’inviolata parete in 2.30 ore e mentre le condizioni del ghiaccio erano ottime, il misto si presentava pessimo e la neve era inconsistente per il troppo caldo. Lungo la via Forni ha lasciato due chiodi su due salti di roccia dove si era protetto con longe, mentre per il resto della via è salito in piolet traction senza corda. Sbucato in cresta ha proseguito con fatica per un’altra ora per raggiungere la cima, dopo di che è sceso per la parete orientale in 4 lunghe ore fino al Passo del Forame (2833mt): “per le troppe cornici instabili e la neve pessima sono sceso quasi sempre in sicura lasciando per strada un po’ di materiale e tutte le energie che mi erano rimaste.”

APNEA di Francesco “Mappa” Forni 

Per quanto riguarda il Painale, non è da ieri che ci penso e per cui sono molto sollevato per averlo fatto… Tre anni fa ho provato in pieno inverno dalla Val di Togno ma il freddo e il brutto tempo nonché la troppa neve mi hanno fatto tornare indietro dopo pochi metri. Per cui il periodo doveva essere in primavera…

Spiando la parete dal Pizzo Scalino spesso la vedevo sempre troppo carica di neve. Fatto sta che un tentativo doveva essere fatto quest’anno ed ero determinato nel provarci, la consideravo ormai una questione tra me e la parete.

Lascio passare il MelloBlocco con tutta la festa che si fa e poi decido di aspettare il momento giusto. Non nascondo che proprio guardando un po’ di video boulder del Maspes leggo che lui e Popi Miotti (che considero due amici e rispetto moltissimo) avevano appena provato una salita alla nord del Painale e non era la prima volta. Un po’ sorpreso dalla notizia mi rendo conto che non sono l’unico con questa  perversa idea e la cosa mi carica ancora di più.

Siamo a giovedì 12 maggio 2011 ore 17.30; arrivo a casa dal lavoro, completo lo zaino e con sci e scarponi monto in moto e mi porto in fondo alla Val Fontana. Appena mi fermo inizia a piovere e mi domando cosa ne faro’ degli sci, visto che i prati verdi abbondano anche in alto….

Beh mi incammino sotto la pioggia che aumenta sempre di più e dopo mezz’ora l’acqua mi scorre per tutto il corpo. Per fortuna la neve spunta dopo i 2200m e mi sento sollevato sia per il peso minore dello zaino senza gli sci, sia per il loro utilizzo. Con gli sci ai piedi si va bene, anche se la neve è zuppa d’acqua e cede al mio peso; senza sci non avrei fatto un metro….

La sera avanza e devo raggiungere il rifugio Cederna prima di notte. Arrivo infatti con il primo buio e piove ancora (ore 21.30). Entro, accendo la stufa, mi lascio asciugare dal suo calore, mangio qualcosa e mi metto in branda sperando nel bel tempo delle previsioni e che i vestiti siano un po’ asciutti al mattino.

Ore 3.45  il cielo è stellato per cui si va, non ci sono più scuse; colazione, mi preparo per bene e sci ai piedi salgo il ripido e duro canale che porta al Passo del Forame (2833m). Arriva il primo sole e mi illumina di speranze e coraggio; mollo gli sci, prendo ramponi e picche e mi porto sotto la parete nord e verso le 7.00 parto dal punto da me scelto a tavolino.

Beh che dire: salgo, il ghiaccio è morbido, mi diverto e andrei avanti all’infinito… cosa vuoi di più? Seguo una serie di goulotte e mi porto a ridosso della cresta occidentale…

Apnea
Pizzo Painale (3248m) – Gruppo dello Scalino – Alpi retiche
Prima salita dal versante nord al Pizzo Painale effetuato da francesco Forni il 13/05/2011
Rifugio d’appoggio: Cederna-Maffina non costudito (2583m)
La via: Le condizioni della parete erano ottime per quanto riguarda il ghiaccio ma pessime per le parti di misto. La neve era inconsistente per il troppo caldo e la parte di cresta finale è stata faticosa. (2h30 + 1h di cresta). Ho lasciato due chiodi in via in due salti di roccia dove mi sono protetto con longe; per il resto sono salito in piolet traction senza corda. Il ritorno dalla parete orientale fino al Passo del Forame (2833mt) per le troppe cornici instabili e la neve pessima è stato fatto quasi sempre in sicura lasciando per strada un po’ di materiale e tutte le energie che mi erano rimaste.(4h).

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Al via la seconda spedizione del progetto “Sulle Tracce dei Ghiacciai” condotta da Fabiano Ventura e l’associazione italiana Macromicro. Dopo il Karakorum, ora tocca al Caucaso.

I grandi cambiamenti della Terra, che coinvolgono l’atmosfera e il clima, condizionano pesantemente la biosfera e l’ambiente dell’uomo. Questi cambiamenti sono dimostrati da termometri terrestri precisi e molto affidabili: i ghiacciai.

L’esperienza degli ultimi cento anni sullo studio dei cambiamenti climatici ha prodotto molta letteratura e illustri climatologi si sono riuniti in panel mondiali per discutere del problema. Tra i tanti protagonisti nel campo naturalistico/ambientale grande contributo alla scienza arriva dall’associazione italiana no profit “Macromicro” impegnata nel progetto fotografico-scientifico dal titolo: “Sulle Tracce dei Ghiacciai”, volto a studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sui ghiacciai montani più importanti della Terra.

A fine luglio un team specializzato di esperti alpinisti, ricercatori e fotografi partirà per il Caucaso (sistema montuoso che si allunga per circa 1100-1200 km tra il Mar Nero e il Mar Caspio), per effettuare fotografie e per compiere misurazioni glaciologiche. Il tutto verrà seguito da una troupe televisiva specializzata che girerà un documentario in alta definizione sulle attività della spedizione.

Il team della spedizione è composto da grandi nomi: il fotografo Fabiano Ventura, i glaciologi Kenneth Hewitt e Riccardo Scotti, il regista Marco Preti e il cameramen Luca Venchiarutti. A seguire il lavoro del team sarà un apposito Comitato Scientifico costituito da illustri nomi nel panorama scientifico internazionale, come Claudio Smiraglia (Professore Ordinario presso la Facoltà di Scienze dell’ “Università Statale di Milano”), Kenneth Hewitt (Professore Emerito di Geografia e Studi Ambientali e ricercatore associato del “Cold Regions Research Centre” della “Wilfrid Laurier University” a Waterloo-Ontario, Canada), Christoph Mayer (dell’ “Accademia delle Scienze di Monaco di Baviera” e membro della “Commissione Glaciologia Tedesca”) e il Dott. Stefano Urbini dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma.

La spedizione in Caucaso, che durerà dal 28 luglio al 1 settembre 2011, è la seconda di un piano di cinque spedizioni (il Karakorum, il Caucaso, l’Alaska, le Ande e le Alpi) in tre continenti, previste per avere, a fine progetto, il polso della situazione a livello mondiale. La prima, che si è svolta in Karakorum nel 2009, ha avuto un grande successo scientifico e mediatico.

“Il nostro scopo- afferma Fabiano Ventura, fotografo e ideatore del progetto- è quello di ripetere le fotografie di antichi esploratori di fine Ottocento – inizio Novecento per compararle con le nuove immagini da noi realizzate e scattate dallo stesso punto geografico, per studiare ed evidenziare le variazioni in atto sul pianeta Terra. I glaciologi sul campo- continua Ventura- faranno misurazioni e acquisiranno dati, che, associati alle immagini comparative, daranno risultati che riferiranno sui cambiamenti climatici associati ai ghiacciai. In definitiva, vorremmo sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche legate alla gestione sostenibile delle risorse naturali”.

Secondo quanto evidenziano dagli esperti dell’Associazione “Macromicro”, gli scatti fotografici in Caucaso seguiranno i percorsi dei pionieri, che nella storia hanno preceduto i nostri attuali protagonisti. Solo per ricordare qualche nome in campo italiano: le opere fotografiche di Vittorio Sella (1889, 1890 e 1896), Mario Piacenza (1910), Vittorio Ronchetti (durante gli anni ’10 e ’20 del secolo scorso) e Andrea Pollitzer (1929), o dei grandi pionieri stranieri come Hermann Woolley, Albert Frederik Mummery, Douglas William Freshfield, Mor Dechy e Vilem Heckel.

Molti ghiacciai stanno scomparendo (entro il 2050 l’88% è a rischio estinzione), ma dai risultati ottenuti dalla prima spedizione, si può dire che molti ghiacciai del Karakorum sono stabili e alcuni addirittura sembrano in crescita. E come saranno i dati della spedizione in Caucaso? Non ci resta che seguire le orme del team, soprattutto sul sito web www.macromicro.it, che verrà aggiornato dagli stessi esperti, in tempo reale, sia in lingua inglese che italiana, durante tutto il tempo di svolgimento della spedizione.

Per illustrare le attività svolte sul campo, al ritorno dalla spedizione, è prevista anche l’organizzazione di una conferenza stampa presso la sede centrale dell’ “Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia”.

Elenco delle montagen e dei ghiacciai che verranno scalate e fotografate durante la spedizione
Montage:
Leila Gora (4109m), Latraldash orAsmashi (3500m), Banguriani (3800), Segar pass (2600m), Dadiash-Ushkul (3400), Borjula (4300m), due cime fino a Mestia
Ghiacciai: Ushba, Lekzir, Tioibri, Tuiber, Dzinal, Adish, Shkara

Sulle Tracce dei Ghiacciai – Karakorum

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Intervista all’alpinista britannico Mick Fowler, dopo la prima salita insieme a Dave Turnbull di Gojung (6310m) in Nepal, Himalaya.

Due settimane fa abbiamo dato notizia della prima salita di Gojung (6310m) la nuova via nella catena montuosa delKapthang sul confine tra il Nepal ed il Tibet in Himalaya, da parte degli alpinisti britannici Mick Fowler e DaveTurnbull. I due hanno aperto in quattro giorni una via di 1200m gradata ED che sale la goulotte centrale dellaparete ovest, poi hanno attraversato la la cresta sommitale verso nord per salire in cima ad un’altra inviolatamontagna, senza nome ed alta 6264m, prima di scendere verso ovest e raggiungere il ghiacciaio da cui eranopartiti.

Fowler ha affermato che la salita "aveva esattamente i criteri che mi attraggono. L’arrampicata erameravigliosa, tecnicamente impegnativa, oggettivamente sicura, con una linea accattivante che porta direttamente ad un cima inviolata, seguita poi da una discesa diversa. Inoltre, siamo anche stati ingrado di fare una prima salita ad un’altra cima vicina durante la discesa".

Mick, ci puoi dare qualche informazioni sulla via.
Siamo saliti dal Campo Base che era a circa 4400m, abbiamo bivaccato sotto la parete a circa 5000m e poisiamo partiti. Pensavamo di impiegare forse 3 giorni in parete, alla fine ce ne sono voluti quattro, e in tutto cisono voluto 8 bivacchi. Uno sotto la parete, tre in parete, uno sulla cresta sommitale, due lungo lacresta per raggiungere la nostra via di discesa e uno poi sul ghiacciaio a discesa finita. Durante la salita il tempoera favoloso, ma non così favoloso sulla cresta che abbiamo attraversato. Così, mentre le maggiori difficoltàtecniche le abbiamo incontrate nel primo terzo della parete, la parte più difficile per noi è stata attraversare la cresta durante ilmaltempo.

Che ci dici invece dell’acclimatamento?
Che cosa vi devo dire? Prima siamo saliti fino a circa 5100m sul lato opposto della montagna e siamo andati aspasso con mal di testa per un paio di giorni. Abbiamo trascorso 3 notti a 5100m, poi siamo scesi al campo basea circa 4400m e dopo un giorno ci siamo rimessi in marcia e abbiamo fatto la salita.

La montagna era stata tentata nel 2009 da una spedizione spagnola. Avete scelto la stessa linea di salita?
Non so che linea avevano in programma di fare ma penso che quasi tutti siamo d’accordo nel vedere soltantouna linea evidente sul lato ovest.

Il Gojung è stata anche chiamato Mugu Chuli.
Il pastori locali di yak chiamano la montagna Gojung e questo è il nome che dovrebbe essere usato.Apparentemente non vuol dire niente.

Rispetto ad alcune altre spedizione, questa era molto semplice.
Bene. Cose complesse non vanno bene. Arrampicare per il divertimento personale è una buona cosa. Non c’ènessuna pressione di prendersi rischi. E’ soltanto divertimento con buoni amici.

Ultima domanda: che sensazione hai sulla vetta? Sono cambiate nel corso degli anni?
No. Non è cambiato per niente. Sento euforia, eccitazione, soddisfazione… e tante altre emozioni. La salita cheho sognato per tanto tempo è stata effettuata. La vita è bella!

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Ai mondiali di arrampicata di Arco lo spagnolo Ramón Julian Puigblanque è il nuovo Campione del Mondo Lead. L’austriaco Jakob Schubert vince l’argento, il ceco Adam Ondra il bronzo. Il cinese Qixin Zhong e la russa Maria Krasavina conquistano il titolo dello Speed.

Ramón Julian Puigblanque è il Campione del Mondo Lead. Incredibile la sua salita oggi, davvero impressionante. Senza esitazioni, dritto al top. Quelllo a cui Adam Ondra ha lanciato invano, quello che Jakob Schubert ha toccato ma non tenuto. Il lancio di Puigblanque invece entrerà nella storia. Chi non c’era non capirà mai fino in fondo cosa ha fatto Ramonette qui ad Arco stasera. Il pubblico del Climbing Stadium sì invece, l’ha capito perfettamente e l’ha premiato con una standing ovation memorabile. E’ lui il re del mondo e di Arco. Dopo Aviles nel 2007, Ramonette è nuovamente il Campione del Mondo Lead!

Classifica finale maschile Lead – mondiali di Arco
1 Ramón Julian Puigblanque 1981 ESP Top
2 Jakob Schubert 1990 AUT -50
3 Adam Ondra 1993 CZE -50
4 Magnus Midtboe 1988 NOR -45
5 Manuel Romain 1988 FRA -41
6 Hyunbin Min 1989 KOR -39
7 Evgeny Ovchinnikov 1971 RUS -25
8 Evgeny Zazulin 1991 RUS -23

Leggi tutto il report Finali Lead maschile, visita la gallery e guarda i video prodotti dal team di Planetmountain sul sito ufficiale dei Mondiali di Arrampicata di Arco
www.arco2011.it

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Salewa Rockshow, inizia il tour 2012

August 24, 2019 | News | No Comments

Parte ad aprile il Rockshow 2012, il tour promosso da Salewa ed aperto a tutti. Un viaggio itinerante alla ricerca del climber con “l’X factor verticale”. Il tour toccherà nove paesi europei e culminerà a luglio con la finale alla fiera Outdoor di Friedrichshafen. Intanto sono già aperte le iscrizioni aperte a tutti i giovani climbers per le qualificazioni.

Salewa Rockshow riparte il tour… Ovvero preparatevi ad arrampicare e a dimostrare il vostro talento ma, anche, quanto sapete divertivi con la scalata. L’appello è rivolto soprattutto ai giovani climber (ma non solo) che vogliono dimostrare e mettere alla prova la loro passione e il loro talento. Basta iscriversi e… il gioco è fatto. Come sempre, anche per questa 4a edizione, il grande viaggio del RockShow, sempre all’insegna dell’arrampicata e del suo spirito più felice, avrà un respiro internazionale. Sono 9 nazioni coinvolte nel tour, compresa naturalmente l’Italia. Tre le fasi previste. Si parte da una prima fase indoor – una sorta di qualificazione aperta a tutti – per poi passare alla seconda in falesia e quindi al gran finale di metà luglio alla fiera Outdoor di Friedrichshafen, in Germania.

In Italia il primo step, il RockCalling, è un giornata moltiplicata per 5 tappe all’insegna del divertimento e dell’arrampicata per tutti. Ad ogni tappa una speciale giuria, composta di atleti locali, nominerà fino ad un massimo di 3 vincitori in base alla tecnica, lo stile e la personalità di ciascun arrampicatore. Ma il Rockcalling non si esaurisce qui… perché non mancherà la festa, con serate animate da musica dal vivo e tutto quello che serve per divertirsi assieme in ognuna delle 5 palestre che ospiteranno l’evento: Elcap a L’Aquila; il.PUNTO a Borgo San Dalmazzo (CN); la palestra Sport e Cultura Bergamo; Topo Pazzo Climbing House ad Aosta e il Salewa Cube di Bolzano.

Per la seconda fase arriva quello che non poteva mancare… la roccia. I vincitori di ogni tappa dei Rockcalling – che si terranno in Italia, Germania, Austria, Spagna, Francia, Polonia, Russia, Repubblica Ceca e Svizzera – si ritroveranno ad arrampicare in falesia assieme ai professionisti del Team Salewa alpineXtrem. Quest’anno sarà la bellissima cornice di Cala Gonone in Sardegna ad ospitare, dal 12 al 15 luglio, la tappa italiana sulla roccia, con Florian Riegler, Roger Schäli e Johanna Ernst (per nominare solo tre degli atleti del team Salewa) che sicuramente daranno buoni consigli su come migliorare l’arrampicata dei giovani climber selezionati. Alla fine della giornata verranno eletti due “Climber of the Day”, ovvero, il miglior arrampicatore e la miglior arrampicatrice che, oltre a vincere 300 euro di buono acquisto, passeranno direttamente in finale.

Poi l’ultimo attesissimo round il Rockfinal. A metà luglio a Friedrichshafen, di fronte al pubblico della famosa fiera dell’Outdoor, verranno decisi i due “Climber of the Tour 2012.” Oltre al titolo, il vincitore e la vincitrice a settembre potranno trascorrere un indimenticabile weekend da VIP al primo Rock Master Festival 2012.

Un ultimo (importante) dettaglio: tutte le spese di viaggio e ospitalità della tappa in falesia a cala Gonone e della finale in germania saranno a carico della Salewa.

Volete partecipare al Salewa Rockshow? Per saperne di più e per registrarsi alla prima tappa del Rockcalling, visitate il sito www.salewa.com/rockshow oppure registratevi subito su www.salewa.com/rockshow/it_it/iscriviti

LE TAPPE ITALIANE DEL SALEWA ROCKSHOW 2012

1a fase – RockCalling:
15 aprile
– L’ Aquila, palestra Elcap in Centi Collela, in collaborazione con il negozio Mountain World Aquila
21 aprile – Borgo San Dalmazzo (CN), palestra il.PUNTO, in collaborazione con il negozio Massi Sport
27 aprile – Bergamo, presso la palestra Sport e Cultura, in collaborazione con il SALEWA Store Bergamo
19 maggio – Aosta, palestra Topo Pazzo Climbing House, in collaborazione con il SALEWA Store Aosta
26 maggio – Bolzano, palestra SALEWA Cube, in collaborazione con il negozio SALEWA World

2a fase – Cala Gonone
Riservata ai tre vincitori di ciascuna tappa del RockCalling

3a fase finale – Friedrichshafen
12 – 15 luglio 2012

SALEWA ROCKSHOW TRAILER 2012

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Dal 1 al 3 marzo 2012 Nicola Tondini, Alessandro Baù ed Enrico Geremia hanno effettuato la prima salita invernale di Kein Rest Von Sehnsucht (1250m, 28 tiri, VIII+ max) sulla Nord Ovest di Punta Tissi, Civetta (Dolomiti). Una via, tra le più impegnative della parete, aperta da Cristoph Hainz e Valentin Pardeller.

Ci sono vie e pareti che lasciano il segno, o meglio da cui è difficile prescindere. Sicuramente l’impressionante muraglia della Nord Ovest del Civetta, per chi conosce le Dolomiti (e non solo), è una di queste pareti. Come lo è una via come Kein Rest Von Sehnsucht (ovvero Nessun residuo di nostalgia) aperta nel 1991 da mister Cristoph Hainz insieme a Valentin Pardeller. Devono saperlo bene Nicola Tondini, Alessandro Baù ed Enrico Geremia che all’inizio dello scorso marzo, in due giorni e mezzo, hanno realizzato la prima salita invernale di questo grande, difficile e pochissimo ripetuto itinerario, lungo 1280m per 28 lunghezze con difficoltà di VIII+ un tiro, VIII un altro tiro e il resto spesso tra il VII e il VII+.
Tra l’altro vien da pensare che dev’esserci qualcosa che lega la Nord Ovest ad Alessandro Baù – vedi l’apertura di Chimera Verticale, la prima ripetizione di Nuvole Barocche e non ultima la veloce invernale di Capitan Sky-hook effettuata non a caso proprio con Nicola Tondini (altro patito dei lunghi viaggi in parete). Sicuramente è l’irresistibile e selvaggio fascino della Nord Ovest che li ha motivati. A cui naturalmente si aggiunge la passione per l’alpinismo, ma anche la grande storia di questa parete e di questa via. A proposito di storia, a rileggerla viene non solo il sospetto che nulla avvenga per caso ma che conoscerla sia imprescindibile per comprendere di cosa stiamo parlando.
Dunque cerchiamo di fare mente locale. Nel 1957, tra la cima principale e la Punta Tissi della nostra parete Nord Ovest, in 3 giorni è stata aperta una delle vie di riferimento per i primi decenni del dopoguerra: il diedro Philipp-Flamm. Lo stesso Messner nel ’69 l’utilizzò come banco di prova del suo grandissimo livello, realizzandone la prima solitaria e la prima ripetizione in giornata.
Più a destra, nel 1925, un’altra cordata tedesca composta dal forte Solleder, si aggiudicò la prima salita diretta alla NW, considerata da tutti il primo VI° di riferimento delle Alpi. Le prime ripetizioni invernali di queste due grandi vie, compiute rispettivamente da G. Rusconi, Crimella, Fabbrica, Tessari di Valmadrera e da Piussi, Redaelli, Hiebeler, hanno fatto la storia dell’alpinismo.
Salto generazionale: nel 1991 un emergente Cristoph Hainz lasciò il suo segno: in 3 giorni con Valentin Pardeller aprì Kein Rest von Sehnsucht. L’anno dopo arrivò la prima ripetizione da parte di una delle più forte cordate di quegli anni: Roland Mittersteiner e Adam Holchnetzt. Riuscirono nella salita in sole 8 ore, nascondendone forse il grandissimo impegno richiesto. Nello stesso anno, Cristoph (sempre lui) la ripeté in 2 giorni con un bravo cliente. Da allora, fino al 2009, si susseguono vari tentativi, ma nessuna ripetizione venne più completata.
Dopo 17 anni di oblio, la terza e la quarta ripetizione vengono compiute, casualmente nello stesso giorno, da Alessandro Baù con Daniele Geremia e da una cordata altoatesina. Entrambi uscirono in 2 giorni. Baù definisce la via “di alto livello: come impegno, dopo Nuvole barocche (aperta da Venturino De Bona e Piero Bez ) e la sua recente Chimera Verticale, è il terzo itinerario più duro della NW. Le pochissime protezioni, i gradi molto stretti, la roccia che richiede attenzione fino a metà parete, ne fanno un sicuro banco di prova”.

Un banco di prova in veste “invernale” che Baù, Tondini e Geremia hanno raccontato a Giovanna Tondini in quest’intervista:

INVERNALE A KEIN REST VON SEHNSUCHT
intervista di Giovanna Tondini

Da dove è nata l’idea di Kein Rest in Invernale?
Alessandro Baù: E’ un progetto che cullavo dal 2005. Sfogliando la vecchia monografia di ALP sulla Civetta mi aveva colpito la foto che ritraeva Roland Mittersteiner impegnato sul pilastro terminale; dalla relazione sembrava fattibile. Nel 2007 ho chiamo Adam Holzeknecht (compagno di Roland in un’impressionante prima ripetizione in 8 ore) per avere informazioni su una possibile invernale, ancora inconsapevole di cosa mi aspettasse. Nel 2009 la ripetizione estiva; contemporaneamente ho conosciuto Nicola. Destino vuole che anche lui pensasse già a Kein Rest come espressione massima di un viaggio invernale in Dolomiti, e che scalando con Adam si fosse informato sulla via. Incredibile no? Così nel 2010 volevamo provare la via, ma, dopo avere attrezzato lo zoccolo, non è mai arrivata una finestra prolungata di alta pressione e abbiamo “dirottato” all’ultimo momento su Capitan. Quest’anno, finalmente, era tutto favorevole: la testa, la forma e le condizioni… e ovviamente abbiamo provato!

Perché la scelta di una cordata a tre?
Nicola Tondini: E’ stato Ale ad insistere sulla cordata a 3. In inverno tre è il numero perfetto; compagnia, condivisione della tensione e degli sforzi. Anche se non c’è l’acqua da portare, i sacconi sono molto più pesanti, e il lavoro di squadra è fondamentale! Enrico si è aggiunto all’ultimo ma ha fatto la differenza. Abbiamo adattato le tecniche di recupero da Big Wall, provate in Yosemite, alle Dolomiti ed è andata benissimo! Il primo arrampicava, il secondo lo raggiungeva velocemente per poterlo fare ripartire. Il terzo, bardato di saccone, con calma risaliva la statica posizionata dai compagni… semplice, a parte qualche lungo pendolo nel vuoto da far rizzare i capelli!

So che avete dormito solo poche ore prima di andare all’attacco e i bivacchi come sono andati?
Enrico Geremia:: La prima sera al bivacco invernale del Coldai abbiamo dormito forse un’ora e mezza, dato che tutti e tre abbiamo finito di lavorare tardi e siamo partiti dopo gli usuali preparativi fatti all’ultimo momento. Tutte le giornate sono state molto lunghe ma il primo giorno è stato senza dubbio il più duro per il sonno arretrato. (1° giorno dalle 3,15 alle 23,30; 2° giorno dalle 5,15 alle 23,00; 3° dalle 4,20 alle 22,30 ora di arrivo al rifugio). A prima vista, entrambi i bivacchi sembravano scomodissimi, invece non si sono rivelati così male: il primo, essendo su una cengia inclinata non ci permetteva di scavare dei ripiani orizzontali e così abbiamo ricavato delle poltrone; il secondo strettissimo ma piano, quasi un loculo. In entrambe le occasioni siamo arrivati al bivacco che era da poco iniziato a fare buio… degli orologi svizzeri!

La salita in 2 giorni e mezzo e poi 1200 metri di doppie, perché non scendere dal versante più comodo?
Alessandro Baù: Gli scarponi e i ramponi occupano troppo volume e sono pesanti; avevamo tutti e tre il 42 e così ne abbiamo portato solo un paio per il primo di cordata, lasciando gli altri alla fine dello zoccolo; dovevamo tornare a prenderli!
Nicola Tondini: Col materiale eravamo al completo, non ci sarebbe stato uno spillo in più. Abbiamo brontolato per non avere dietro gli scarponi: non era piacevole avere solo dei calzettoni sopra le scarpette sulle numerose soste con la neve e nei bivacchi! A fine giornata erano bagnati per bene e dovevamo asciugarli col nostro calore dentro il sacco a pelo.
Enrico Geremia: L’idea nata per risparmiare peso è risultata valida anche dal punto di vista della sicurezza. Probabilmente scendere alle 2 del pomeriggio dal versante est sarebbe stato rischioso a causa del rialzo termico! E poi Ale e Nic conoscevano bene la discesa dalla cengia del Miracolo.

Cosa dà più soddisfazione: la cima o rimettere i piedi negli scarponi quando scendi?
Nicola Tondini: Quando tiri giù la corda dall’ultima doppia. E’ il primo momento di relax e in cui ti rendi conto di avercela fatta.
Enrico Geremia: La cima è sicuramente la soddisfazione più grande, anche se rimani poco tempo a godertela perché le difficoltà non sono ancora finite. Comunque anche togliersi le scarpette che stai calzando da due giorni su neve, ghiaccio e roccia e infilare un paio di scarponi gelidi che ti aspettano alla base della parete è stato magnifico.
Alessandro Baù: Staccare il discensore dall’ultima doppia, è stato super!

Nicola, hai fatto tante prime invernali in giornata, cosa significa stare in parete più giorni?
Per è me stato un bel salto mentale. Seppur azzardate, le altre prime invernali in giornata avevano meno problemi logistici: sapevo di dover dare tutto, ma ero leggero nel bene e nel male. A me piace essere veloce sulle vie; avevo paura di soffrire la lentezza che comporta muoversi con tanto carico ma, con la tecnica adottata, dal secondo giorno in poi mi sono trovato bene.

E tu Alessandro, dopo tanti bivacchi d’estate, che ci dici di questi due invernali?
Che non si finisce mai di sciogliere neve per bere e mangiare! Ero nel mezzo e quindi facevo da cuoco ed entrambe le sere il Jetboil andava per delle ore; crollavo dal sonno e intanto Nic e il Balotin dormivano, accidenti!… però mi son mangiato anche un po’ della loro zuppa!

Enrico, per te è la prima invernale sulla Nord Ovest, avevi già fatto esperienze così forti?
Avevo già fatto qualche esperienza in invernale, viette semplici con esposizioni vantaggiose, ma risalgono ai primi anni di arrampicata. Esperienze che non le dimenticherò mai. La Nord-Ovest mi ha sempre affascinato e allo stesso tempo intimorito, soprattutto quando la guardavo in inverno; avevo il timore di non essere all’altezza per affrontare tali difficoltà. Invece tutto è andato alla grande. Cimentarmi in questa invernale in Nord-Ovest è stato sicuramente il coronamento di un sogno che covavo da molto tempo. Essere in mezzo a quella parete, godere dei tramonti sulla Marmolada, aver condiviso e superato le difficoltà con due amici come Ale e Nicola mi riempie di gioia e soddisfazione. Grazie per la magnifica compagnia.

Momenti difficili…
Nicola Tondini: alla fine del primo giorno. Speravamo di arrivare a metà pomeriggio alla fine del 10° tiro dove ipotizzavamo di poter bivaccare, così da poter fissare i successivi 2-3 tiri. Invece, ci siamo arrivati all’imbrunire perdendo tanto tempo sui tratti più facili pieni di neve ghiacciata. Organizzare il primo bivacco è stato un bel problema: tra me e me, pensavo “se va avanti così non finiamo più”.

Più dura l’invernale di Capitan Sky-hook o Kein Rest?
Alessandro Baù e Nicola Tondini: Due esperienze stupende, diverse tra loro. Le 28 ore non stop di Capitan ci avevano assorbito ogni energia; salire e scendere slegati di notte lo zoccolo è un’esperienza che ricorderemo a lungo. Su Kein Rest la logistica e le difficoltà complessive sono più impegnative ma, diluendo gli sforzi in più giorni con altri 2 compagni, alla fine avevamo ancora un po’ di birra e il rientro è stato meno un calvario.

Questa invernale che spunti vi ha dato, ne avete in programma altre?
Alessandro Baù: in questa salita mi sono messo nuovamente in gioco ed ho fatto tante piccole scoperte che porterò nel saccone per le prossime avventure. Ora ho solo voglia di divertirmi in estate, magari per ricaricare le batterie per il prossimo inverno!
Nicola Tondini: Mi piacerebbe pensare ad un viaggio in parete d’inverno di più giorni, magari un concatenamento… dove? Si vedrà. Qualcosa frulla nella mente.
Enrico Geremia: Per il momento l’unico spunto che mi ha dato è una bella invernale alle terme :). Probabilmente con l’avvicinarsi del prossima stagione invernale tornerà la voglia di cimentarsi in imprese simili. Ora mi godo l’estate!

Nicola Tondini ringrazia: Marmot per l’abbigliamento tecnico, Ferrino per sacchi a pelo e zaini, Edelrid per materiale tecnico, Wild Climb per le scarpe di arrampicata, Keyland per gli scarponi, Turnoversport.

Alessandro Bau’ ringrazia: Camp per il materiale tecnico, Scarpa per le scarpe di arrampicata, Kiwisport


Per approfondimenti e altre foto: www.xmountainblog.blogspot.it

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Il racconto di Paolo Michielini dell’apertura, in solitaria, di due vie nel gruppo del Monte Pelmo (Dolomiti), la via Bonafede – Giustina e la via Nino Rizzardini.

Settembre 2008 – Torre Nino Rizzardini – parete sud.
I colori autunnali mi hanno sempre affascinato, soprattutto quelli che si trovano in montagna e negli acquerelli del “Nino”… dove sono riuscito a riprovare le stesse emozioni. E’ arrivato settembre e lei si svuota nuovamente, come ogni anno, dei pigmenti artificiali degli zaini e delle giacche in Gore-tex per lasciare spazio a quelli naturali della natura, fatta di larici e faggi ingialliti, di brina mattutina che ricopre i prati ancora verdi. Così salgo ancora una volta quassù, dove il “Nino” mi ha descritto tante volte la traccia dei camosci che supera la barriera di mughi sopra la Val de Cuna. Raggiungo la base dello spallone sud, risalgo il ghiaione e attraverso verso destra, lì dove iniziano le rocce, alla base di un profondo camino strapiombante. La mia idea è di salire per il diedro di destra, appena a sinistra del regolare spigolo che delimita la torre dal versante est. Sono ormai alto da quella che è la base dello spallone sud e la Dambra si vede già, con il suo immenso strapiombo giallo, stesso strapiombo che ho salito parecchi anni prima con Mirco Gazzola lungo la via Ferrazzuto.

Mi preparo, sistemo la sosta con un paio di chiodi e parto. Arrivo al diedro verticale, qualche friend, arrivo sotto allo strapiombo che lo chiude e attraverso a destra fino ad una piccola cengia. Salgo verso destra a prendere una serie di placche leggermente appoggiate, sempre sulla verticale della cima fino al diedro finale che mi fa sbucare proprio sulla cima della torre: di fronte a me la Pala Sud con la via Rizzardini – Pozzobon che già ho salito in solitaria nel ‘95. Le difficoltà, a parte il diedro iniziale di sesto inferiore, non superano il quinto e l’arrampicata è proprio divertente. Per un attimo mi vengono in mente i consigli del “Nino” e il rimpianto di non essere mai stato legato alla sua corda di canapa che ora rimane appesa nel suo tabià di Coi in Val di Zoldo… Grazie Nino, e questa piccola torre voglio ricordarla con il tuo nome.

2 Novembre 2011 – Torre Bonafede – Giustina, parete sud.
… solito avvicinamento, solito diedro grigio verticale e invece di volgere a destra verso la torre “Nino Rizzardini”, continuo per il camino di terzo e quarto grado con passo di quinto che mi porta ad una grande terrazza detritica, da quassù la Torre dei Bellunesi con il suo salto giallo e strapiombante finale fa veramente impressione. Il mio obiettivo invece è la piccola torre gialla appena sotto. Qui, la parete della torre è incisa al suo centro da una fessura verticale: sistemo la sosta, lego un capo della corda, metto il Grigri come auto-assicura e salgo tra le pance strapiombanti appena a destra della spaccatura. Forse sesto grado, e per entrare passo sul lato sinistro della fessura, quinto grado e, cercando i punti deboli, dopo una cinquantina di metri arrivo sulla cima, con difficoltà decrescenti dal quinto al terzo grado… Sono quassù e guardo la Dambra lì in basso che appare come un sentinella a guardia di questa roccaforte. Rocce che tanto danno a chi le scala ma anche a chi le contempla dal fondovalle, memorie che cerchiamo di lasciare a chi passerà dopo di noi, magari inseguendo i medesimi sogni o solo per non dimenticare chi lassù continua a vivere nei nostri cuori.

TORRE BONAFEDE-GIUSTINA (toponimo proposto) – non quotata
Via Bonafede-Giustina
Apritore: Paolo Michielini il 02/11/2011
Lunghezza: 240 mt.
Difficoltà: Dal 4° al 6, roccia buona
Esposizione: Sud
Materiale: Sono rimaste attrezzate solo le soste con chiodi normali.
Discesa: in doppie attrezzate

TORRE NINO RIZZARDINI (toponimo proposto) – non quotata
Via Nino Rizzardini
Apritore:
Paolo Michielini nell’ Agosto 2009
Lunghezza: 200 mt.
Difficoltà: Dal 4° al 6- roccia buona
Esposizione: Sud
Materiale: Sono rimaste attrezzate solo le soste con chiodi normali.
Discesa: in doppie attrezzate
Note: I primi tre tiri sono in comune con la via delle Torre Bonafede-Giustina.

Le vie sono state aperte in solitaria auto-assicurato, usando chiodi normali e friends. A metà dell’ultimo tiro della torre Bonafede-Giustina si trova un dado incastrato di passaggio e la sosta poco sotto la cima. Le torri, a quanto ne sò io, non sono mai state salite e come propongo di dedicarle una ad un mio carissimo amico scomparso nel 2005, il pittore Nino Rizzardini e cresciuto nella frazione di Coi in Val di Zoldo ai piedi del Pelmo, e l’altra ai due soccorritori di San Vito di Cadore, Alberto Bonafede e Aldo Giustina. Sono due torri ben visibili sia salendo dal paese di Coi in Val di Zoldo, sia dal versante di Zoppè di Cadore salendo al Rifugio Venezia.

Paolo Michelini

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Enzo Oddo, 3 x 9a in una settimana

August 24, 2019 | News | No Comments

In una settimana Enzo Oddo ha salito tre vie di 9a, PPP e Promotion Canne à pêche nel Verdon e Kick-Ass nelle Gorges du Loup.

Il francese Enzo Oddo si è regalato una settimana da incorniciare salendo tre vie di 9a in tre falesie diverse. Tutto è iniziatovenerdìdella scorsa settimana con la salita diKick-Ass a Déversé Satanique nelle Gorges du Loup, poi venerdì della scorsa settimana è toccato a PPP nella Grotte Les Galetas sullaRive Gauche nel Verdon mentre il giorno prima era stata la volta di Canne à Pêche nella falesia La Ramirole, semprenelle Gorges du Verdon.

Molto interessante il commento di Oddo per quanto riguarda proprio quest’ultima via: "In futuro saràprobabilmente uno dei primi 9a ad essere saliti a-vista. La continuità e fluidità, l’arrampicata senza trucchi conla sezione chiave subito dopo un riposo la rendono molto fattibile a-vista, se è in buone condizioni."

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Bloccati Nella Nebbia 2012-2013 al via

August 23, 2019 | News | No Comments

1 novembre 2012, NissanSkipass – Modena: inizia la nuova edizione di Bloccati Nella Nebbia con grandi novità!

Torna novembre e con lui torna l’ora solare e torna… la nebbia. E con le prime nebbie torna anche il Circuito di raduni boulder più grande e frequentato d’Italia: Bloccati Nella Nebbia. Questa sesta edizione segna però un punto di svolta, un salto di qualità a livello organizzativo e di offerta senza precedenti. Vediamo le novità principali e i numeri della nuova edizione:
– 21 palestre coinvolte;
– 28 eventi tra tappe e le nuove "tappette";
– 3 gironi;
– sistema di gestione utenti ed eventi centralizzato e online;
– supporto e campagna informativa con Climb For Life.

Le palestre coinvolte
Il numero delle palestre coinvolte che passa dalle 10 delle ultime due edizioni a ben 21 (distribuite sul territorio di 6 regioni: Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Toscana e Veneto) che daranno vita a 28 eventi. Ci saranno Arco Climbing (Arco – TN), Boulder City (Pietramurata – TN), Centro di Gravità Permanente (Rovereto – TN), Equilibrium (Portile – MO), Geko (Modena), King Rock (Verona), Macaco (Piacenza), My Wall (Mantova), Nuovo Campo Base (Brugherio – MB), Pareti Sport Center (Parma), Passaggio Obbligato (Milano), Palestra dei Ragni (Lecco), Roc Palace (Brescia), Rock Time (Pistoia), Rockspot (Milano), Runout (Biella), Salewa Cube (Bolzano), Stone Temple (Parma), Tonga (Mandrio – RE), Vert Climb (Gessate – MI) e Way Out (Milano).

I Gironi
Con questi numeri si è reso indispensabile la creazione di tre gironi: Centrale, Nordovest e Nord.
I tre gironi hanno in comune la tappa iniziale di Equilibrium@NissanSkipass (Modena 1/11/2012) e quella finale al King Rock (Verona 10/3/2013); inoltre il girone Centrale ha in comune due tappe con il girone Nordovest e due con il girone Nord.
Ogni Girone è composto da Tappe e Tappette, ha una sua classifica generale, premi di tappa e premi finali.
Al termine della tappa finale è prevista una superfinale tra i primi classificati di ciascun girone per definire il vincitore dell’edizione 2012-2013 del Circuito.
Chiunque potrà partecipare a qualsiasi tappa di qualunque girone; basta partecipare a una tappa che si entra nella classifica del girone corrispondente.

Tappe e tappette
Da questa edizione Bloccati Nella Nebbia proporrà due tipologie di evento: le tappe e le tappette.
Le tappe sono gli appuntamenti “classici”, i raduni principali che si svolgono durante i fine settimana e sono organizzati per accogliere il massimo numero di partecipanti possibili.
Le tappette sono eventi secondari e locali che hanno tutte le caratteristiche principali dei raduni Bloccati Nella Chiunque può partecipare alle tappette di qualsiasi zona e Girone.

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Il nuovo portale BNN
Vista la complessità di questa nuova edizione è stato necessario studiare un sito completamente nuovo in grado di gestire gli utenti e le loro scorecard, fare da centro informativo, raccogliere le gallery e, cosa più importante (e difficile), consentire la gestione tecnico-logistica online degli eventi, dalla raccolta preiscrizioni alla gestione delle classifiche per le singole tappe e per ciascuno dei tre gironi. Simone Bernini e Aperture Labs di Reggio Emilia hanno accettato la sfida realizzando in tempo record un vero e proprio portale che sarà un punto cardinale nella gestione di campionati a struttura complessa. È quindi necessario che tutti i partecipanti si registrino al sito (da casa o direttamente a ciascuna tappa).

Climb For Life
Climb For Life è un nome che, nel mondo dell’arrampicata, ormai tutti conosciamo bene. Se però chiediamo di cosa si occupa e, a quelli che lo sanno, cosa significa donare midollo osseo la situazione è un po’ differente. Si è quindi pensato, anche in vista di un’importantissima iniziativa che ADMO Lombardia e Climb For Life stanno organizzando in occasione del Melloblocco 2013 (vi terremo informati!), di pensare a una campagna informativa intensa e presente in tutti i canali comunicativi e in tutte le tappe del Circuito: dai manifesti alle magliette ufficiali, dal sito a… boulder Climb For Life che ogni palestra del Circuito terrà montati per tutta la durata dello stesso (a questo proposito ringraziamo Alessandro Angelini della Smog per aver progettato, realizzato e donato le prese "Climb For Life").

Bloccati Nella Nebbia e FASI
Va segnalato anche l’accordo che il Circuito ha raggiunto con la FASI (provincia di Milano e regione Lombardia): un passo importante per riavvicinare la Federazione nazionale alla base dei praticanti di questo sport. Il tutto nell’ottica di promuovere l’arrampicata attraverso il "motivo" per cui la si pratica: il divertimento!

Un ringraziamento particolare agli Sponsor del circuito: Wild Climb, E9, Camp-Cassin, La Sportiva, Smog, il Risuolatore, Mule Bar, Moon, NST, Versante Sud e Monvic.

Come sempre l’obiettivo del Circuito è uno soltanto: fare in modo che vi divertiate il più possibile! Non resta quindi che registrarsi al sito www.bloccatinellanebbia.org e scaldare le bielle: il 1° novembre è fra tre giorni!

Link utili:
Sito ufficiale: www.bloccatinellanebbia.org
Programma ufficiale (PDF)
Calendario ufficiale (PDF)
Iscrizione alla prima tappa: http://www.equilibriumarrampicata.it
Pagina Facebook ufficiale: https://www.facebook.com/pages/Bloccati-Nella-Nebbia
Accordo BNN-FASI: http://bloccatinellanebbia.org/uploads/ftp/AccordoFASI-Bloccati.pdf